La vicenda Share Connector, sembra non essersi ancora conclusa, infatti un tribunale ha deciso di riaprire il caso, cercando responsabilità sul fatto che una violazione del copy-right sia stata considerata un reato penale invece che civile e che prove, invece che dalla polizia locale, siano state fornite dall'associazione anti-pirateria Brein.
ShareConnector era un grande sito P2P ma nel 2004 fu fatta un'irruzione ed il gestore del sito da allora è stato coinvolto in lunghi procedimenti sia civili che penali.
Nel 2007 l'amministratore di ShareConnector vinse il procedimento penale ma dopo due anni, il dipartimento di giustizia olandese ha deciso di ricorrere in appello accusando sempre il gestore del sito di comportamento criminale ed induzione alla violazione di copy-right.
Ora la corte dell'Aia ha citato il pubblico ministero come testimone, decidendo di riaprire il caso e chiedendo spiegazioni sul motivo per il quale il Dipartimento di Giustizia abbia deciso di passare ad un procedimento penale anziché civile, come prevede la legge olandese, in casi del genere.
Inoltre il Dipartimento dovrà anche spiegare perchè sono state utilizzate prove addotte dalla Brein anziché di quelle ottenute dalle autorità locali ed i giudici hanno anche ritenuto gli arresti iniziali illeggittimi perchè le prove addotte dalla Brein erano insufficienti a giustificare un simile atto.
Insomma parrebbe, che i giudici, dopo sei anni, siano intenzionati a fare chiarezza e a dare ragione agli avvocati della difesa i quali hanno sempre sostenuto che il dipartimento di Giustizia è stato “usato “ dall'associazione anti-pirateria Brein.
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mercoledì 30 giugno 2010
NPO, televisione pubblica olandese, utilizzerà BitTorrent
Dopo Facebook e Twitter anche la Netherlands Public Broadcasting, (NPO) vuol scoprire se il protocollo BitTorrent sarà in grado di ridurre sensibilmente i costi di distribuzione e lancerà un progetto pilota pubblicando tutte le trasmissioni video più recenti tramite Torrent.
Quindi, la NPO, sarà la prima emittente pubblica al mondo a mettere a disposizione i suoi contenuti per lo streaming ed il download, tramite BitTorrent.
Lo scopo del progetto pilota è quello di valutare la domanda di contenuti scaricabili e se, come detto, utilizzando il famoso protocollo P2P, sarà possibile risparmiare risorse.
La NPO ha streams guardati più di 13 milioni di volte al mese e vuol utilizzare la condivisione fra utenti, i quali, però, non potranno utilizzare i loro client BitTorrent abituali per scaricare o mandare video in streaming per questioni di diritti ma dovranno scaricare uno speciale player.
Infatti la NPO collabora con la società Bitnomica che utilizza il software open source Swarmplayer, sviluppato dall'università di Delf.
Per ora sono a disposizione poche centinaia di video recenti ma la NPO nel semestre di prova, conta di aggiungere quanti più video possibili con upload giornalieri.
Sappiamo già del resto che tentativi in tal senso erano stati fatti anche in passato, ad esempio la CBC, in Canada aveva utilizzato BitTorrent per distribuire una sua trasmissione pubblica, dopo aver avuto problemi al server.
Questa prova della NPO, se avrà successo, spingerà un sempre maggior numero di emittenti a ricorrere a sistemi di streaming-powered by BitTorrent. Anche la BBC nel Regno Unito, stava progettando qualcosa del genere anche se, la questione dei diritti, ha poi congelato, l'attuazione del piano su scala più ampia.
Quindi, la NPO, sarà la prima emittente pubblica al mondo a mettere a disposizione i suoi contenuti per lo streaming ed il download, tramite BitTorrent.
Lo scopo del progetto pilota è quello di valutare la domanda di contenuti scaricabili e se, come detto, utilizzando il famoso protocollo P2P, sarà possibile risparmiare risorse.
La NPO ha streams guardati più di 13 milioni di volte al mese e vuol utilizzare la condivisione fra utenti, i quali, però, non potranno utilizzare i loro client BitTorrent abituali per scaricare o mandare video in streaming per questioni di diritti ma dovranno scaricare uno speciale player.
Infatti la NPO collabora con la società Bitnomica che utilizza il software open source Swarmplayer, sviluppato dall'università di Delf.
Per ora sono a disposizione poche centinaia di video recenti ma la NPO nel semestre di prova, conta di aggiungere quanti più video possibili con upload giornalieri.
Sappiamo già del resto che tentativi in tal senso erano stati fatti anche in passato, ad esempio la CBC, in Canada aveva utilizzato BitTorrent per distribuire una sua trasmissione pubblica, dopo aver avuto problemi al server.
Questa prova della NPO, se avrà successo, spingerà un sempre maggior numero di emittenti a ricorrere a sistemi di streaming-powered by BitTorrent. Anche la BBC nel Regno Unito, stava progettando qualcosa del genere anche se, la questione dei diritti, ha poi congelato, l'attuazione del piano su scala più ampia.
martedì 29 giugno 2010
Google ripristina home page cinese sempre con il redirect
Google, dopo l'intervento del governo cinese che definiva il redirect ad Hong Kong inaccettabile, e minacciava la società di non rinnovargli la licenza di Internet Content Provider il 30 Giugno, senza la quale non gli sarebbe più possibile operare in Cina, ha pensato ad un escamotage, che cambia di poco la realtà dei fatti.
Il famoso motore di ricerca, infatti,cercando. di accontentare gli utenti che vogliono tenere in vita Google.cn ha deciso di creare una home page Google.cn,per ora rivolta ad un numero esiguo di internauti che si collega poi, sempre, a Google.com.hk, dove gli utenti potranno effettuare ricerche sul web, o continuare a utilizzare i servizi Google.cn, come musica e traduzione dei testi che possono fornire a livello locale, senza effettuare filtraggi.
In seguito utilizzeranno questa pagina per tutti gli utenti cinesi, bloccando il redirect diretto e sperano che, in seguito a questo nuovo approccio venga, al famoso motore di ricerca, rinnovata la licenza ICP.
Del resto la società spiega, nel suo blog che ha sempre cercato di rendere disponibili i suoi servizi agli utenti di tutto il mondo e che ha interesse a mantenere in vita Google.cn, come anche a continuare il suo lavoro di ricerca e sviluppo in Cina. Questo tipo di approccio dovrebbe creare un giusto equilibrio, fra le leggi locali e la politica aziendale di Google, che è contraria a filtrare o censurare i contenuti.
Vedremo ora, quale sarà la risposta del governo cinese e se sarà disposto ad accettare questa soluzione.
Il famoso motore di ricerca, infatti,cercando. di accontentare gli utenti che vogliono tenere in vita Google.cn ha deciso di creare una home page Google.cn,per ora rivolta ad un numero esiguo di internauti che si collega poi, sempre, a Google.com.hk, dove gli utenti potranno effettuare ricerche sul web, o continuare a utilizzare i servizi Google.cn, come musica e traduzione dei testi che possono fornire a livello locale, senza effettuare filtraggi.
In seguito utilizzeranno questa pagina per tutti gli utenti cinesi, bloccando il redirect diretto e sperano che, in seguito a questo nuovo approccio venga, al famoso motore di ricerca, rinnovata la licenza ICP.
Del resto la società spiega, nel suo blog che ha sempre cercato di rendere disponibili i suoi servizi agli utenti di tutto il mondo e che ha interesse a mantenere in vita Google.cn, come anche a continuare il suo lavoro di ricerca e sviluppo in Cina. Questo tipo di approccio dovrebbe creare un giusto equilibrio, fra le leggi locali e la politica aziendale di Google, che è contraria a filtrare o censurare i contenuti.
Vedremo ora, quale sarà la risposta del governo cinese e se sarà disposto ad accettare questa soluzione.
BitAudit, il tool più sofisticato per monitorare gli utenti BitTorrent
Un ricercatore ha elaborato un sistema chiamato BitAudit che è il tool più sofisticato per tener traccia delle comunicazioni degli utenti BitTorrent e anche se è stato rivelato pubblicamente potrebbe certamente far gola a qualche associazione anti-pirateria, per aggiornare i loro sistemi di monitoraggio, non proprio efficacissimi.
Sappiamo perfettamente che anche la RIAA ha smesso di trascinare in tribunale gli utenti, presunti colpevoli di violazione del copy-right, proprio per la difficoltà oggettiva di riuscire tecnicamente a dimostrare la loro colpa in tribunale.
Parecchi ricercatori del dipartimento di informatica scientifica dell'università di Washington hanno poi dimostrato, circa due anni fa che era possibile che anche l'IP di una stampante di rete che non aveva mai condiviso files fosse monitorato e ricevesse avvisi d'infrazione. Le società coinvolte, quindi, non accertano se poi l'indirizzo IP individuato corrisponde realmente ad un file-sharer.
Questo spiega anche perchè gli avvocati del Copy-right Group hanno preferito un 'azione di massa contro migliaia di utenti, presunti colpevoli di aver condiviso “the hurt locker” piuttosto che impegnarsi in procedimenti individuali, dove dovevano addurre prove oggettive. Oltretutto essi, inviando le lettere, sperano in un pronto beneficio finanziario od in un ammissione di colpa dell'utente che, poi, sarebbe usata contro di lui in tribunale, evitando così di dimostrare tecnicamente la violazione.
Ci sono però sistemi più solidi per dimostrare che un indirizzo IP è effettivamente coinvolto in un trasferimento ad esempio, come detto, BitAudit ora in beta-tester.
L'applicazione, ad esempio mostra i trasferimenti pubblici su BitTorrent ma rivela anche che non tutti gli indirizzi IP presenti nello sciame, sono coinvolti nella condivisione files.
Lo scopo di Sam, il ricercatore che ha sviluppato BitAudit, non è però quello di fornire un mezzo più efficiente alle società di monitoraggio ma di mostrare agli utenti, dall'interno, come funziona il protocollo BitTorrent in quanto ha visto nei blog e sui forum molta disinformazione, anche sui metodi di raccolta delle prove.
Secondo lui, poiché la conoscenza è potere, mettere BitAudit a disposizione del pubblico, non può che aiutare gli utenti ad utilizzare in modo, sempre più sicuro, BitTorrent.
Certamente questa applicazione aiuterà gli utenti a cautelarsi con una navigazione più sicura ma potrebbe, anche essere utilizzata, essendo il codice libero, dalle associazioni anti-pirateria per acquisire prove, sempre più certe, contro gli utenti BitTorrent.
Sappiamo perfettamente che anche la RIAA ha smesso di trascinare in tribunale gli utenti, presunti colpevoli di violazione del copy-right, proprio per la difficoltà oggettiva di riuscire tecnicamente a dimostrare la loro colpa in tribunale.
Parecchi ricercatori del dipartimento di informatica scientifica dell'università di Washington hanno poi dimostrato, circa due anni fa che era possibile che anche l'IP di una stampante di rete che non aveva mai condiviso files fosse monitorato e ricevesse avvisi d'infrazione. Le società coinvolte, quindi, non accertano se poi l'indirizzo IP individuato corrisponde realmente ad un file-sharer.
Questo spiega anche perchè gli avvocati del Copy-right Group hanno preferito un 'azione di massa contro migliaia di utenti, presunti colpevoli di aver condiviso “the hurt locker” piuttosto che impegnarsi in procedimenti individuali, dove dovevano addurre prove oggettive. Oltretutto essi, inviando le lettere, sperano in un pronto beneficio finanziario od in un ammissione di colpa dell'utente che, poi, sarebbe usata contro di lui in tribunale, evitando così di dimostrare tecnicamente la violazione.
Ci sono però sistemi più solidi per dimostrare che un indirizzo IP è effettivamente coinvolto in un trasferimento ad esempio, come detto, BitAudit ora in beta-tester.
L'applicazione, ad esempio mostra i trasferimenti pubblici su BitTorrent ma rivela anche che non tutti gli indirizzi IP presenti nello sciame, sono coinvolti nella condivisione files.
Lo scopo di Sam, il ricercatore che ha sviluppato BitAudit, non è però quello di fornire un mezzo più efficiente alle società di monitoraggio ma di mostrare agli utenti, dall'interno, come funziona il protocollo BitTorrent in quanto ha visto nei blog e sui forum molta disinformazione, anche sui metodi di raccolta delle prove.
Secondo lui, poiché la conoscenza è potere, mettere BitAudit a disposizione del pubblico, non può che aiutare gli utenti ad utilizzare in modo, sempre più sicuro, BitTorrent.
Certamente questa applicazione aiuterà gli utenti a cautelarsi con una navigazione più sicura ma potrebbe, anche essere utilizzata, essendo il codice libero, dalle associazioni anti-pirateria per acquisire prove, sempre più certe, contro gli utenti BitTorrent.
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lunedì 28 giugno 2010
Svezia: Black Internet blocca ai suoi utenti l'accesso a Pirate Bay
Sappiamo già che in Danimarca ed in Italia gli ISP debbono impedire ai loro utenti l'accesso a Pirate Bay ed abbiamo scritto di come nei Paesi Bassi la Brein stia cercando di costringere l'ISP Zippo a fare la stessa cosa, ora Black Internet in Svezia, dopo l'ordine della corte,forse non ben chiaro, ha deciso di bloccare anch'egli l'accesso dei suoi utenti al sito.
Sembrerebbe però che Black Internet sia andato oltre quanto previsto dall'ingiunzione, infatti il giudice Ulrika Stenbäck Gustavsson, parlando con i media ha detto che l'interpretazione dell'ingiunzione da parte di Black Internet è andata oltre quanto richiesto, infatti si voleva proibire il servizio di hosting, non l'accesso dei visitatori, in quanto nell'ingiunzione non c'è obbligo per gli ISP di controllare quello che gli utenti fanno on line o un blocco diretto nei confronti del sito Pirate Bay.
Bhè, del resto la spiegazione da parte del tribunale, di un'ingiunzione piuttosto sibillina, tranquillizza sicuramente molti utenti che si vedevano tagliare fuori dal sito ed anche molti altri ISP che si aspettavano di essere costretti a fare lo stesso.
Del resto il rapporto fra Pirate Bay e Black Internet è stato molto tumultuoso da quando l'ISP gli ha fornito l'hosting e subito è stato condannato a eliminare il rapporto con il sito oppure a pagare una multa di 500.000 corone.
Nello stesso periodo, non si è mai saputo se i fatti fossero collegati o no, l'infrastruttura di Black Internet è stata sabotato, con danni intorno al milione di corone.
L'ISP comunque decise di ricorrere in appello contro l'ordine del tribunale ma la decisione della corte di Svea non è stata favorevole per l'ISP, anzi è stato ordinato a Black Internet, di cessare di fornire accesso a The Pirate Bay che consiste di un sito web,compreso il motore di ricerca ed il data-base sul quale possono essere memorizzati i Torrent ed un tracker.
In tal modo Black Internet, nel dubbio, ha pensato che l'unico modo per non far cercare i Torrent di Pirate Bay ai suoi utenti, fosse quello di bloccare ad essi l'accesso al sito.
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I siti porno presto avranno il dominio “.xxx”
Sempre l'ICANN, che già ha approvato i caratteri cinesi per i domini di primo livello, come abbiamo scritto qui,, venerdì ha anche approvato il nuovo dominio di primo livello Xxx, per i siti porno e lo ha inviato ad una successiva commissione.
L'approvazione definitiva si avrà fra parecchi mesi e forse il dominio Xxx, diverrà realtà nel 2011.
Il dominio Xxx è vantaggioso per il pubblico perchè invia un segnale evidente che il sito contiene pornografia, quindi alcuni possono essere facilitati nella ricerca, altri possono evitare tali siti più facilmente.
Ad ogni sito corrisponde un indirizzo IP attraverso i quali è possibile trovarsi e connettersi ma poiché le stringhe di numeri sono difficili da ricordare sono stati creati i domini. Ma ICANN non consente qualsiasi nome di dominio, già nel 2007 ICM Registry aveva proposto il nome di dominio XXXma ICANN aveva respinto la proposta, in seguito però, un consiglio di revisione indipendente, costituito da esperti ha deliberato che il rifiuto era sbagliato.
Possiamo leggere su Wiki tutti i vari passaggi della vicenda, c'è stato, infatti, un aspro dibattito sui pro ed i contro di una "ghettizzazione" dei siti a contenuti pornografici: l'ICANN, dopo una prima approvazione, il 10 maggio 2006 revocò la sua decisione; il 5 gennaio 2007 rivalutò nuovamente la richiesta che fu poi comunque respinta il 30 marzo 2007.
Del resto molti altri pensavano anche che questo potesse ulteriormente diffondere la pornografia on line, un mercato molto fiorente, capace di generare oltre 5 miliardi di dollari l'anno e solo commercializzando gli indirizzi .xxx si guadagnerebbero oltre 30 milioni di dollari all'anno.
Il fatto però che tali indirizzi possano essere opportunamente filtrati anche dai filtri automatici del browser, proteggendo così la navigazione dei minori e che l'introduzione di tali nomi dei domini fosse osteggiata proprio dall'industria del porno ha portato, infine, alla decisione di introdurre tali nomi di dominio.
Quindi la data del 25 Giugno 2010 in cui il dominio .xxx è stato approvato, segna una tappa molto importante.
Infatti Stuart Lawley, il presidente dell'ICM Registry, l'organizzazione che vorrebbe monetizzare la vendita dei nuovi indirizzi, ha commentato l'avvenimento dicendo che si è trattato di un lungo percorso ma è entusiasta del fatto che presto Xxx diverrà una realtà.
L'approvazione definitiva si avrà fra parecchi mesi e forse il dominio Xxx, diverrà realtà nel 2011.
Il dominio Xxx è vantaggioso per il pubblico perchè invia un segnale evidente che il sito contiene pornografia, quindi alcuni possono essere facilitati nella ricerca, altri possono evitare tali siti più facilmente.
Ad ogni sito corrisponde un indirizzo IP attraverso i quali è possibile trovarsi e connettersi ma poiché le stringhe di numeri sono difficili da ricordare sono stati creati i domini. Ma ICANN non consente qualsiasi nome di dominio, già nel 2007 ICM Registry aveva proposto il nome di dominio XXXma ICANN aveva respinto la proposta, in seguito però, un consiglio di revisione indipendente, costituito da esperti ha deliberato che il rifiuto era sbagliato.
Possiamo leggere su Wiki tutti i vari passaggi della vicenda, c'è stato, infatti, un aspro dibattito sui pro ed i contro di una "ghettizzazione" dei siti a contenuti pornografici: l'ICANN, dopo una prima approvazione, il 10 maggio 2006 revocò la sua decisione; il 5 gennaio 2007 rivalutò nuovamente la richiesta che fu poi comunque respinta il 30 marzo 2007.
Del resto molti altri pensavano anche che questo potesse ulteriormente diffondere la pornografia on line, un mercato molto fiorente, capace di generare oltre 5 miliardi di dollari l'anno e solo commercializzando gli indirizzi .xxx si guadagnerebbero oltre 30 milioni di dollari all'anno.
Il fatto però che tali indirizzi possano essere opportunamente filtrati anche dai filtri automatici del browser, proteggendo così la navigazione dei minori e che l'introduzione di tali nomi dei domini fosse osteggiata proprio dall'industria del porno ha portato, infine, alla decisione di introdurre tali nomi di dominio.
Quindi la data del 25 Giugno 2010 in cui il dominio .xxx è stato approvato, segna una tappa molto importante.
Infatti Stuart Lawley, il presidente dell'ICM Registry, l'organizzazione che vorrebbe monetizzare la vendita dei nuovi indirizzi, ha commentato l'avvenimento dicendo che si è trattato di un lungo percorso ma è entusiasta del fatto che presto Xxx diverrà una realtà.
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Isohunt in appello contro l''ingiunzione permanente
Isohunt ha deciso di presentare ricorso contro l'ingiunzione permanente, che lo costringe ad opporre un filtro al suo motore di ricerca in base ad una lista di keywords fornita dalla MPAA, oppure a chiudere del tutto l'accesso agli utenti degli Stati Uniti, in ogni caso in seguito all'uso esclusivo della sola versione Lite, ha avuto un calo del 50% dei visitatori provenienti dagli Stati Uniti.
Questa settimana i due contendenti, hanno presentato le loro proposte di risoluzione alla nona Corte d'Appello.
Gary Fung sostiene che l'elenco di parole fornito dalla MPAA fra cui ’10′, ’21′, ‘Birth’, ‘Cars’, ‘Dad’, ‘Dave’, ‘Firefox’ e ‘Soldier’ se fossero filtrate, potrebbero provocare danni a opere Creative Commons, GPL, od ad altri materiali free.
Oltretutto sarebbe l'unico motore di ricerca negli Stati Uniti a dover applicare un filtro su parole così generiche, cosa che invece ricorda molto il grande Firewell cinese e quindi verrebbe in qualche modo impedita la libertà di parola.
Molto meglio sarebbe se venissero forniti titoli di opere, oppure un elenco di hash di torrent che, presumibilmente, portano a materiale illegale.
Inoltre Gary Fung ha detto alla Corte, che la MPAA sembra più che voler fermare una violazione del copy-right, cercare di ottenere il controllo della tecnologia BitTorrent.
Ora sarà compito della nona Corte d'Appello decidere se il provvedimento d'ingiunzione permanente debba essere rimosso, oppure Isohunt debba obbligatoriamente utilizzare il filtro su parole chiave, una decisione estremamente importante per il futuro di Isohunt e degli altri siti BitTorrent negli Stati uniti.
Questa settimana i due contendenti, hanno presentato le loro proposte di risoluzione alla nona Corte d'Appello.
Gary Fung sostiene che l'elenco di parole fornito dalla MPAA fra cui ’10′, ’21′, ‘Birth’, ‘Cars’, ‘Dad’, ‘Dave’, ‘Firefox’ e ‘Soldier’ se fossero filtrate, potrebbero provocare danni a opere Creative Commons, GPL, od ad altri materiali free.
Oltretutto sarebbe l'unico motore di ricerca negli Stati Uniti a dover applicare un filtro su parole così generiche, cosa che invece ricorda molto il grande Firewell cinese e quindi verrebbe in qualche modo impedita la libertà di parola.
Molto meglio sarebbe se venissero forniti titoli di opere, oppure un elenco di hash di torrent che, presumibilmente, portano a materiale illegale.
Inoltre Gary Fung ha detto alla Corte, che la MPAA sembra più che voler fermare una violazione del copy-right, cercare di ottenere il controllo della tecnologia BitTorrent.
Ora sarà compito della nona Corte d'Appello decidere se il provvedimento d'ingiunzione permanente debba essere rimosso, oppure Isohunt debba obbligatoriamente utilizzare il filtro su parole chiave, una decisione estremamente importante per il futuro di Isohunt e degli altri siti BitTorrent negli Stati uniti.
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XS4ALL si unisce a Ziggo per evitare la censura di Pirate Bay
Dopo aver per molto tempo cercato di bloccare il sito di Pirate Bay, ora le attenzioni della Brein sono rivolte agli ISP come Zippo, chiedendo che blocchino l'accesso al sito in Olanda. Il provider, contrario alla cosa, è ricorso al tribunale ed ora un suo valido concorrente, XS4ALL, si è unito a lui, sperando di evitare un procedimento contrario ai principi democratici.
Zippo è il più grande provider via cavo dei Paesi Bassi e nel 2009 ha generato quasi 1,3 miliardi di euro di entrate e l'associazione anti-pirateria Brein si è rivolta all'ISP, in aprile, pretendendo che blocchi gli indirizzi IP di Pirate Bay.
Zippo si è rifiutato di attuare quanto chiesto dicendo che non c'era alcuna base giuridica e che in ogni caso, l'ISP era solo un vettore.
Ora anche XS4ALL si è unito a Zippo nel ricorso contro la censura voluta dalla Brein, dicendo che gli ISP possono essere responsabili per quanto posto sui loro server e non per il contenuto di traffico generato da altri, funzionando in effetti come un gateway.
Secondo invece i responsabili Brein, non si tratta di censura ma dei principi fondamentali delle regole civili e la democrazia può funzionare solo se si seguono le regole, infatti il sito di Pirate Bay è illegale e la legge dice che non esiste alcun diritto d'accesso ai siti web illegali.
In ogni caso sulla questione, il 28 giugno deciderà il tribunale.
Zippo è il più grande provider via cavo dei Paesi Bassi e nel 2009 ha generato quasi 1,3 miliardi di euro di entrate e l'associazione anti-pirateria Brein si è rivolta all'ISP, in aprile, pretendendo che blocchi gli indirizzi IP di Pirate Bay.
Zippo si è rifiutato di attuare quanto chiesto dicendo che non c'era alcuna base giuridica e che in ogni caso, l'ISP era solo un vettore.
Ora anche XS4ALL si è unito a Zippo nel ricorso contro la censura voluta dalla Brein, dicendo che gli ISP possono essere responsabili per quanto posto sui loro server e non per il contenuto di traffico generato da altri, funzionando in effetti come un gateway.
Secondo invece i responsabili Brein, non si tratta di censura ma dei principi fondamentali delle regole civili e la democrazia può funzionare solo se si seguono le regole, infatti il sito di Pirate Bay è illegale e la legge dice che non esiste alcun diritto d'accesso ai siti web illegali.
In ogni caso sulla questione, il 28 giugno deciderà il tribunale.
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sabato 26 giugno 2010
Facebook: Lady Gaga ha più fan di Obama
Strano mondo quello dei social network, dove tutti ormai cercano successo ed una consacrazione del pubblico. Se non sei qualcuno sui social network, non sei nessuno. Ormai tutti dai politici, alle grandi imprese, ai grandi artisti utilizzano il social network per comunicare le loro idee e leggere i commenti dei lettori ma soprattutto per contare il numero dei loro fan.
Poi però può capitare che il presidente Obama, impegnato sulle energie rinnovabili e sull'assistenza gratuita per tutti, abbia 9,116,672 fans, mentre lady Gaga ne abbia 9.152.517, quindi stia in testa.
Ma niente di nuovo sotto il sole, già al tempo dei romani si offrivano al popolo giochi per non farli pensare e tenerli buoni e in questo medio- evo culturale che stiamo vivendo ed al quale internet non sfugge, non possiamo aspettarci niente di diverso. Chissà se al tempo di Kennedy ci fosse stato un social network quali sarebbero stati i risultati, oppure se anche allora avrebbe vinto un cantante od un autore.
Poi però può capitare che il presidente Obama, impegnato sulle energie rinnovabili e sull'assistenza gratuita per tutti, abbia 9,116,672 fans, mentre lady Gaga ne abbia 9.152.517, quindi stia in testa.
Ma niente di nuovo sotto il sole, già al tempo dei romani si offrivano al popolo giochi per non farli pensare e tenerli buoni e in questo medio- evo culturale che stiamo vivendo ed al quale internet non sfugge, non possiamo aspettarci niente di diverso. Chissà se al tempo di Kennedy ci fosse stato un social network quali sarebbero stati i risultati, oppure se anche allora avrebbe vinto un cantante od un autore.
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GB: la rete del futuro tutta a carico dei consumatori
L'organo che regolamenta le telecomunicazioni nel Regno Unito, l'Ofcom ha dato un suo parere preliminare dicendo che non si vedono discriminazioni dei diritti degli utenti tali da giustificare una regolamentazione che proibisca certi tipi di gestione del traffico.
Secondo l'Ofcom, infatti, non si vede la necessità di agire, regolando accordi commerciali volontari fra ISP e detentori dei contenuti a meno che questo non divenga discriminante per i consumatori.
L'ISP, quindi, dovrebbe agire da mediatore, fra gli utenti che accedono ad internet ma anche a contenuti, applicazioni e servizi e qualunque regolamentazione, di tipo draconiano su questo punto, potrebbe creare problemi alle imprese ed all'economia.
Del resto, l'ultima sentenza, che ha visto Google vincitrice su Viacom, ha sancito in modo chiaro che i
fornitori di servizi non possono essere ritenuti responsabili dell'accesso ai contenuti effettuato dai loro abbonati. Quindi l'onere dovrà cadere tutto sui consumatori, sotto forma di canoni di abbonamento. Potrebbe però verificarsi il caso che non disponendo della possibilità di sottoscrivere abbonamenti più costosi, la gente alla fine utilizzerà meno banda e ciò potrebbe deprimere l'economia.
Del resto anche se gli ISP facessero pagare ai distributori di contenuti la maggior banda usata dagli utenti, ci potrebbero essere scenari poco piacevoli con avvisi pubblicitari nascosti, o con l'uso improprio dei dati degli utenti a fini pubblicitari ,oppure con l'accesso, solo a pagamento, a servizi dove ora, gratuitamente, le persone possono caricare i propri contenuti.
Comunque Ofcom dice che, i governi delle nazioni UE, sono, in linea di massima, d'accordo che sia auspicabile una rete aperta e neutrale ma non c'è, altresì, alcun obbligo per i regolatori nazionali di introdurre restrizioni in materia di gestione del traffico, od altre forme di gestione di rete.
Ci potrebbero però essere pratiche discriminatorie, tali da sollevare la preoccupazione dei consumatori e se, queste vengono applicate da imprese con notevole potere di mercato, debbono essere controllate attentamente.
Il suggerimento che dà Ofcom, riguardo alla gestione delle reti del futuro, è che gli ISP siano sempre più trasparenti con gli utenti sulle pratiche tariffarie e sui metodi che essi intendono adoperare per gestire e dare priorità al traffico.
Secondo l'Ofcom, infatti, non si vede la necessità di agire, regolando accordi commerciali volontari fra ISP e detentori dei contenuti a meno che questo non divenga discriminante per i consumatori.
L'ISP, quindi, dovrebbe agire da mediatore, fra gli utenti che accedono ad internet ma anche a contenuti, applicazioni e servizi e qualunque regolamentazione, di tipo draconiano su questo punto, potrebbe creare problemi alle imprese ed all'economia.
Del resto, l'ultima sentenza, che ha visto Google vincitrice su Viacom, ha sancito in modo chiaro che i
fornitori di servizi non possono essere ritenuti responsabili dell'accesso ai contenuti effettuato dai loro abbonati. Quindi l'onere dovrà cadere tutto sui consumatori, sotto forma di canoni di abbonamento. Potrebbe però verificarsi il caso che non disponendo della possibilità di sottoscrivere abbonamenti più costosi, la gente alla fine utilizzerà meno banda e ciò potrebbe deprimere l'economia.
Del resto anche se gli ISP facessero pagare ai distributori di contenuti la maggior banda usata dagli utenti, ci potrebbero essere scenari poco piacevoli con avvisi pubblicitari nascosti, o con l'uso improprio dei dati degli utenti a fini pubblicitari ,oppure con l'accesso, solo a pagamento, a servizi dove ora, gratuitamente, le persone possono caricare i propri contenuti.
Comunque Ofcom dice che, i governi delle nazioni UE, sono, in linea di massima, d'accordo che sia auspicabile una rete aperta e neutrale ma non c'è, altresì, alcun obbligo per i regolatori nazionali di introdurre restrizioni in materia di gestione del traffico, od altre forme di gestione di rete.
Ci potrebbero però essere pratiche discriminatorie, tali da sollevare la preoccupazione dei consumatori e se, queste vengono applicate da imprese con notevole potere di mercato, debbono essere controllate attentamente.
Il suggerimento che dà Ofcom, riguardo alla gestione delle reti del futuro, è che gli ISP siano sempre più trasparenti con gli utenti sulle pratiche tariffarie e sui metodi che essi intendono adoperare per gestire e dare priorità al traffico.
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Scelto mediatore nel caso Jammie Thomas
Ormai sono quattro anni che questa donna coraggiosa è impegnata in cause contro le major, tutto per aver condiviso 23 brani musicali tramite Kazaa,ora per cercare di risolvere il problema risarcimento e chiudere finalmente la vicenda, il giudice Michael Davis ha deciso di assegnare ad un mediatore il compito di mettere d'accordo le due parti avverse, anche se l'avvocato della Thomas è convinto che sarà molto difficile rimuovere le industrie dei contenuti dalle loro ultime posizioni.
Per ricordare velocemente la vicenda a chi non abbia ancora mai sentito parlare di Jammie Thomas, la donna, accusata nel 2006 di condivisione illegale di musica, subì un primo processo e fu condannata a pagare per 23 brani, 222.000 dollari. In seguito, però il processo fu annullato per un errore formale nel costituire la giuria ma il secondo processo condannò Jammie Thomas ad un risarcimento ancora più alto 1.920 mila dollari.
Il giudice però ha ritenuto il risarcimento richiesto “mostruoso e scioccante” ed ha ridotto la cifra a 54.000 dollari . Ma per la RIAA sarebbe stato grave, che venissero discussi e non accettati i metodi con i quali essi arrivano alla cifra da chiedere come risarcimento, quindi ha fatto un'offerta di transazione di 25.000 dollari e quando la Thomas non ha accettato l'accordo, la RIAA si è rivolta al tribunale, contestando la riduzione del risarcimento, decisa dal giudice Davis.
Ora il mediatore dovrebbe mettere, come detto d'accordo le parti, che sono molto lontani da un punto di vista comune, altrimenti la vicenda tornerà ad essere dibattuta nei tribunali.
Per ricordare velocemente la vicenda a chi non abbia ancora mai sentito parlare di Jammie Thomas, la donna, accusata nel 2006 di condivisione illegale di musica, subì un primo processo e fu condannata a pagare per 23 brani, 222.000 dollari. In seguito, però il processo fu annullato per un errore formale nel costituire la giuria ma il secondo processo condannò Jammie Thomas ad un risarcimento ancora più alto 1.920 mila dollari.
Il giudice però ha ritenuto il risarcimento richiesto “mostruoso e scioccante” ed ha ridotto la cifra a 54.000 dollari . Ma per la RIAA sarebbe stato grave, che venissero discussi e non accettati i metodi con i quali essi arrivano alla cifra da chiedere come risarcimento, quindi ha fatto un'offerta di transazione di 25.000 dollari e quando la Thomas non ha accettato l'accordo, la RIAA si è rivolta al tribunale, contestando la riduzione del risarcimento, decisa dal giudice Davis.
Ora il mediatore dovrebbe mettere, come detto d'accordo le parti, che sono molto lontani da un punto di vista comune, altrimenti la vicenda tornerà ad essere dibattuta nei tribunali.
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Facebook usa BitTorrent
Il protocollo BitTorrent è molto utile nella distribuzione di files di grosse dimensioni e questo l'ha scoperto anche il gruppo degli sviluppatori di Facebook a lavoro, che in una conferenza hanno dichiarato che BitTorrent risulta molto efficace nella distribuzione di server.
Iinfatti, servizi web, come Facebook hanno bisogno di migliaia di server per distribuire il flusso di aggiornamenti inviati dai milioni di utenti, mentre usando BitTorrent possono risparmiare tempo e risorse ed anche Twitter sta lavorando a qualcosa di simile.
Ora, con il sistema Velocity BitTorrent -powered, Facebook è in grado di inviare qualche centinaia di MB, a decine di macchine in pochi minuti. Utilizzando ogni server come un peer, che aiuta a distribuire il nuovo codice, il processo diviene rapidissimo mentre, senza BitTorrent, ci vorrebbero diverse ore perchè il tutto venga completato.
Come abbiamo detto anche Twitter sta facendo la stessa cosa, utilizzando il client BitTorrent BitTornado e realizzando un codice chiamato “murder” che è open ed è sotto licenza Apache.
Anche le università usano BitTorrent per aggiornare velocemente i loro dati e diminuire il numero dei server e ormai il Protocollo BitTorrent è sempre più apprezzato per aggiornare reti di grosse dimensioni e sicuramente, avendo ora Facebook e Twitter come sponsor, sarà sempre più utilizzato.
Mostriamo un video di You tube che parla, appunto, del progetto Velocity di Facebook.
Iinfatti, servizi web, come Facebook hanno bisogno di migliaia di server per distribuire il flusso di aggiornamenti inviati dai milioni di utenti, mentre usando BitTorrent possono risparmiare tempo e risorse ed anche Twitter sta lavorando a qualcosa di simile.
Ora, con il sistema Velocity BitTorrent -powered, Facebook è in grado di inviare qualche centinaia di MB, a decine di macchine in pochi minuti. Utilizzando ogni server come un peer, che aiuta a distribuire il nuovo codice, il processo diviene rapidissimo mentre, senza BitTorrent, ci vorrebbero diverse ore perchè il tutto venga completato.
Come abbiamo detto anche Twitter sta facendo la stessa cosa, utilizzando il client BitTorrent BitTornado e realizzando un codice chiamato “murder” che è open ed è sotto licenza Apache.
Anche le università usano BitTorrent per aggiornare velocemente i loro dati e diminuire il numero dei server e ormai il Protocollo BitTorrent è sempre più apprezzato per aggiornare reti di grosse dimensioni e sicuramente, avendo ora Facebook e Twitter come sponsor, sarà sempre più utilizzato.
Mostriamo un video di You tube che parla, appunto, del progetto Velocity di Facebook.
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Antipiratbyrån raccoglie illegalmente prove di violazione
Con l'introduzione della famigerata legge IPRED, l'associazione Antipiratbyrån si è messa molto al lavoro per raccogliere prove che siti, come ad esempio un server FTP privato, contenente libri audio, mettevano a disposizione dei loro utenti materiali coperti dal copy-right. Solo che ovviamente, molti si sono chiesti come abbia fatto l'associazione ad ottenere siffatte prove, se non hackerando il sito, ma la polizia svedese, ha rifiutato di aprire un'inchiesta dicendo che non ci sono sufficenti elementi per individuare un crimine specifico.
La vicenda riguarda il server privato FTP che contiene oltre 2000 libri audio, le generalità del cui proprietario sono state richieste, in base alla legge IPRED, da cinque case editrici, che aiutate, appunto, dall'associazione antipirateria, avevano raccolto prove della presenza sul sito, di due dozzine di opere coperte dal copy-right.
La prima causa è stata vinta dalle case editrici e quindi l'ISP ephone avrebbe dovuto rivelare le generalità del proprietario del server FTP, solo che nella causa di appello, poiché si può accedere al sito solamente tramite password , il giudice ha accolto le ragioni dell'ISP ephone in quanto le 27 opere coperte dal copy-right non sarebbero mai state messe a disposizione del pubblico.
Ora la vicenda è giunta alla Corte Suprema che ha chiesto alle due parti in causa se sia il caso di interpellare sulla questione in via pregiudiziale la Corte Europea.
Ma mentre la vicenda nei tribunali, segue il suo corso, molti, come detto, si sono domandati come avesse potuto acquisire le prove delle 27 infrazioni l'associazione Antipiratbyrån, se non violando il server. Il Procuratore Björn Ericson ha annunciato, però, che non ci sarà inchiesta sul famigerato gruppo anti-pirateria, nonostante molte siano state fatte molte accuse al riguardo alla polizia.
La vicenda riguarda il server privato FTP che contiene oltre 2000 libri audio, le generalità del cui proprietario sono state richieste, in base alla legge IPRED, da cinque case editrici, che aiutate, appunto, dall'associazione antipirateria, avevano raccolto prove della presenza sul sito, di due dozzine di opere coperte dal copy-right.
La prima causa è stata vinta dalle case editrici e quindi l'ISP ephone avrebbe dovuto rivelare le generalità del proprietario del server FTP, solo che nella causa di appello, poiché si può accedere al sito solamente tramite password , il giudice ha accolto le ragioni dell'ISP ephone in quanto le 27 opere coperte dal copy-right non sarebbero mai state messe a disposizione del pubblico.
Ora la vicenda è giunta alla Corte Suprema che ha chiesto alle due parti in causa se sia il caso di interpellare sulla questione in via pregiudiziale la Corte Europea.
Ma mentre la vicenda nei tribunali, segue il suo corso, molti, come detto, si sono domandati come avesse potuto acquisire le prove delle 27 infrazioni l'associazione Antipiratbyrån, se non violando il server. Il Procuratore Björn Ericson ha annunciato, però, che non ci sarà inchiesta sul famigerato gruppo anti-pirateria, nonostante molte siano state fatte molte accuse al riguardo alla polizia.
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Hadopi, pronto il monitoraggio, la legge sta per colpire
Ultimi aggiustamenti alla legge francese meglio conosciuta come Hadopi 2 o “three strikes law”, soprattutto per quello che riguarda il monitoraggio delle infrazioni che, come è ormai risaputo, è stato dato in gestione alla società Trident Media Guard, già nota per per aver cercato di inquinare le reti di condivisione file, immettendo dati falsi.
In una conferenza Thierry Desurmont, del gruppo SACEM, che protegge i diritti di autori ed editori francesi, ha confermato che è stato raggiunto un accordo con TMG, che evidenzierà gli IP utilizzati per la condivisione illecita di file, basandosi su opere presenti in un catalogo.
Soprattutto verrà attentamente monitorato tutto il traffico P2P e quindi le reti BitTorrent, emule, Gnutella (limewire), mentre invece siti di file-hosting, tipo Rapidshare non saranno esaminati.
Tutto il settore musicale ed audio-visivo fornirà un catalogo con 5000 opere da monitorare definito “oro” a cui si aggiungeranno altre 5000 da rinnovare, mentre invece, per il broadcasting, la società ALPA fornira un catalogo con 200 titoli di file da tenere sotto controllo.
Il monitoraggio dovrebbe poter rilevare 18.250.000 infrazioni all'anno, ossia circa 50 mila al giorno, 25.000 per il settore musicale ed altre 25.000 per quello audio-visivo.
Certo con tutte queste infrazioni, per mandare il primo avviso e poi il secondo e poi alla fine anche il lavoro dei tribunali per decidere ammende o disconnessioni, ci vorranno molte persone e bisogna vedere il caos che si creerà perchè una cosa è il monitoraggio un'altra è ottemperare a tutti gli altri punti previsti dalla legge.
In una conferenza Thierry Desurmont, del gruppo SACEM, che protegge i diritti di autori ed editori francesi, ha confermato che è stato raggiunto un accordo con TMG, che evidenzierà gli IP utilizzati per la condivisione illecita di file, basandosi su opere presenti in un catalogo.
Soprattutto verrà attentamente monitorato tutto il traffico P2P e quindi le reti BitTorrent, emule, Gnutella (limewire), mentre invece siti di file-hosting, tipo Rapidshare non saranno esaminati.
Tutto il settore musicale ed audio-visivo fornirà un catalogo con 5000 opere da monitorare definito “oro” a cui si aggiungeranno altre 5000 da rinnovare, mentre invece, per il broadcasting, la società ALPA fornira un catalogo con 200 titoli di file da tenere sotto controllo.
Il monitoraggio dovrebbe poter rilevare 18.250.000 infrazioni all'anno, ossia circa 50 mila al giorno, 25.000 per il settore musicale ed altre 25.000 per quello audio-visivo.
Certo con tutte queste infrazioni, per mandare il primo avviso e poi il secondo e poi alla fine anche il lavoro dei tribunali per decidere ammende o disconnessioni, ci vorranno molte persone e bisogna vedere il caos che si creerà perchè una cosa è il monitoraggio un'altra è ottemperare a tutti gli altri punti previsti dalla legge.
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venerdì 25 giugno 2010
USA: 34 miliardi di video visti su You tube in maggio
Secondo una statistica effettuata da comScore, una società di ricerca marketing via internet, il numero delle persone che hanno visto video on line, in maggio negli Stati Uniti è aumentato considerevolmente, passando a 183 milioni di utenti rispetto ai 178 milioni di aprile.
You tube ha avuto un afflusso record con oltre 14,6 miliardi di video visti che rappresenta oltre il 43% di tutti i video visti on line che sono stati nel complesso, 34 miliardi. Segue poi Hulu con 1,2 miliardi di video (circa il 3,5%), poi i siti Microsoft al terzo posto con 642 milioni (1,9%),c'è ancora Vevo con 430 milioni (1,3%) e poi Viacom con 347 milioni(1.0%).
Secondo il rapporto l'84,3% del pubblico di internet americano ha guardato video on line.
I siti Google, nel loro complesso hanno attirato 144,6 milioni di spettatori unici (circa 101,2 video per spettatore), superando la soglia dei cento video per spettatore, seguito dai siti di Yahoo con 46 milioni di spettatori (7,3 video per ognuno), al terzo posto c'è Vevo che è cresciuto molto nel mese di maggio con 45 milioni e 600 mila visitatori ed una media di 9,4 video cadauno.
You tube ha avuto un afflusso record con oltre 14,6 miliardi di video visti che rappresenta oltre il 43% di tutti i video visti on line che sono stati nel complesso, 34 miliardi. Segue poi Hulu con 1,2 miliardi di video (circa il 3,5%), poi i siti Microsoft al terzo posto con 642 milioni (1,9%),c'è ancora Vevo con 430 milioni (1,3%) e poi Viacom con 347 milioni(1.0%).
Secondo il rapporto l'84,3% del pubblico di internet americano ha guardato video on line.
I siti Google, nel loro complesso hanno attirato 144,6 milioni di spettatori unici (circa 101,2 video per spettatore), superando la soglia dei cento video per spettatore, seguito dai siti di Yahoo con 46 milioni di spettatori (7,3 video per ognuno), al terzo posto c'è Vevo che è cresciuto molto nel mese di maggio con 45 milioni e 600 mila visitatori ed una media di 9,4 video cadauno.
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giovedì 24 giugno 2010
Google, vincendo contro Viacom, salva anche i siti BitTorrent
Grande importanza ha per tutti i siti che gestiscono librerie multimediali con materiale caricato da utenti, quindi compresi i siti BitTorrent, la vittoria di Google contro Viacom, che aveva richiesto un risarcimento di oltre un miliardo di dollari.
Infatti, ieri, il giudice Louis Stanton ha riconosciuto che You tube è protetta dalle disposizione safe harbor del DMCA per cui non è necessario che il famoso sito di streaming video elimini le clip, che possono violare le leggi del copy-right, a meno che non abbia ricevuto uno specifico takedown in tal senso dalle industrie detentrici dei contenuti.
Secondo il giudice, in caso di specifica segnalazione l'operatore di servizi web deve subito eliminare il materiale incriminato, altrimenti non c'è l'obbligo per l'operatore di monitorare o filtrare i suoi contenuti in cerca di eventuali violazioni, non segnalate opportunamente dal proprietario dei diritti.
Google, nel suo blog, ha parlato di una vittoria molto importante non solo per loro ma anche per i miliardi di persone che utilizzano il web, per comunicare e condividere notizie ed esperienze con gli altri.
Sicuramente,soprattutto per You Tube ed altri servizi di hosting video, la sentenza è fondamentale, ma anche per Ebay ed i social network.
Comunque ne dovrebbero beneficiare anche i siti BitTorrent che presentano sorprendenti analogie con You tube, solo che invece dei video caricati dagli utenti, hanno link a contenuti, indirettamente, appunto attraverso i files torrent.
Nonostante questa similitudine ed il fatto che sia Mininova che Isohunt rispettassero prontamente gli avvisi d'infrazione inviati dalle major, sono stati costretti dai tribunali a filtrare tutti i loro contenuti e sappiamo bene che entrambi i siti hanno preferito eliminare tutti i Torrent oppure come nel caso di Isohunt bloccare l'accesso ai visitatori degli Stati Uniti.
In seguito, però a questo successo da Google, essi potranno appellarsi nuovamente e ci potrebbero essere per loro, possibilità di vittoria.
Ma pensa di ricorrere alla corte suprema anche Viacom, per niente contenta dell'interpretazione data dal giudice a quanto previsto dal Digital Millenium Copy-right Act.
Infatti, ieri, il giudice Louis Stanton ha riconosciuto che You tube è protetta dalle disposizione safe harbor del DMCA per cui non è necessario che il famoso sito di streaming video elimini le clip, che possono violare le leggi del copy-right, a meno che non abbia ricevuto uno specifico takedown in tal senso dalle industrie detentrici dei contenuti.
Secondo il giudice, in caso di specifica segnalazione l'operatore di servizi web deve subito eliminare il materiale incriminato, altrimenti non c'è l'obbligo per l'operatore di monitorare o filtrare i suoi contenuti in cerca di eventuali violazioni, non segnalate opportunamente dal proprietario dei diritti.
Google, nel suo blog, ha parlato di una vittoria molto importante non solo per loro ma anche per i miliardi di persone che utilizzano il web, per comunicare e condividere notizie ed esperienze con gli altri.
Sicuramente,soprattutto per You Tube ed altri servizi di hosting video, la sentenza è fondamentale, ma anche per Ebay ed i social network.
Comunque ne dovrebbero beneficiare anche i siti BitTorrent che presentano sorprendenti analogie con You tube, solo che invece dei video caricati dagli utenti, hanno link a contenuti, indirettamente, appunto attraverso i files torrent.
Nonostante questa similitudine ed il fatto che sia Mininova che Isohunt rispettassero prontamente gli avvisi d'infrazione inviati dalle major, sono stati costretti dai tribunali a filtrare tutti i loro contenuti e sappiamo bene che entrambi i siti hanno preferito eliminare tutti i Torrent oppure come nel caso di Isohunt bloccare l'accesso ai visitatori degli Stati Uniti.
In seguito, però a questo successo da Google, essi potranno appellarsi nuovamente e ci potrebbero essere per loro, possibilità di vittoria.
Ma pensa di ricorrere alla corte suprema anche Viacom, per niente contenta dell'interpretazione data dal giudice a quanto previsto dal Digital Millenium Copy-right Act.
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Spagna altra sentenza a favore dei siti di file-sharing
Dopo la sentenza che ha riconosciuto la validità di siti come Rojadirecta , si pensava che ormai le industrie dei contenuti non cercassero di far chiudere altri siti con link a materiale vietato in quanto ciò è legale secondo la legge spagnola ma invece continuano imperterrite a chiedere al tribunale la chiusura di siti di file-sharing ottenendo però ogni volta un risultato negativo.
Questa volta è la Lauren film, che già nel 2007 aveva chiesto la chiusura del sito Cinegratis.net, perchè ospitava link a materiale coperto dal copyright ed aveva perso, dopo tre anni la causa, in febbraio.
Poi in aprile, sempre la Lauren film, ha fatto una petizione per un emendamento e la Corte di Santander, ha rigettato la petizione sempre con la motivazione che il fatto di avere link che rimandano a materiale coperto dal copy-right non costituisce una violazione, in base all'articolo 270 del codice penale.
Ma imperterrita la Lauren film ha presentato ricorso contro la decisione, sostenendo che questo caso era diverso da tutti gli altri riguardanti siti di file-sharing.
Sebbene la Corte Provinciale di Cantabria sia stata d'accordo sul fatto che il nome del sito poteva indurre gli utenti alla violazione del copy-right alla fine la sentenza non è stata favorevole per la Lauren film.
Quello che era importante per la Corte era decidere se la presenza dei link a materiale illegale costituiva una violazione dell'articolo 270 e il tribunale, come negli otto casi precedenti, ha deliberato che non era così, quindi il ricorso presentato, contro la precedente decisione, è stato respinto e la Corte ha confermato che Cinegratis può continuare ad operare, come al solito.
Questa volta è la Lauren film, che già nel 2007 aveva chiesto la chiusura del sito Cinegratis.net, perchè ospitava link a materiale coperto dal copyright ed aveva perso, dopo tre anni la causa, in febbraio.
Poi in aprile, sempre la Lauren film, ha fatto una petizione per un emendamento e la Corte di Santander, ha rigettato la petizione sempre con la motivazione che il fatto di avere link che rimandano a materiale coperto dal copy-right non costituisce una violazione, in base all'articolo 270 del codice penale.
Ma imperterrita la Lauren film ha presentato ricorso contro la decisione, sostenendo che questo caso era diverso da tutti gli altri riguardanti siti di file-sharing.
Sebbene la Corte Provinciale di Cantabria sia stata d'accordo sul fatto che il nome del sito poteva indurre gli utenti alla violazione del copy-right alla fine la sentenza non è stata favorevole per la Lauren film.
Quello che era importante per la Corte era decidere se la presenza dei link a materiale illegale costituiva una violazione dell'articolo 270 e il tribunale, come negli otto casi precedenti, ha deliberato che non era così, quindi il ricorso presentato, contro la precedente decisione, è stato respinto e la Corte ha confermato che Cinegratis può continuare ad operare, come al solito.
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mercoledì 23 giugno 2010
Piratbyrån si è sciolto
Il gruppo Piratbyrån, nato quasi per gioco nel 2003, come contrapposizione della famosa associazione anti-pirateria Anti Piratbyrån si è sciolto, dopo la morte di Kopimi Botani, co-fondatore del gruppo ed una delle memti più brillanti.
Il gruppo, divenne famoso a livello internazionale, in quanto sempre nel 2003 diede vita al sito Pirate Bay, in quanto non essendoci alcuna rete di file-sharing in Svezia Piratbyrån pensò di lanciare la prima comunità BitTorrent scandinava e già un anno dopo, il tracker aveva più di un milione di peers e oltre 60.000 Torrent. In seguito, il sito fu completamente ristrutturato in quanto gli stessi fondatori si resero conto che l'interesse per Pirate Bay non era solo limitato alla Svezia e quindi lo resero disponibile in molte altre lingue.
In quel periodo il gruppo Piratbyrån, si staccò dal progetto Pirate Bay, impegnandosi in molte altre battaglie sempre a difesa della libera condivisione dei contenuti su internet e dando voce a milioni di file-sharing convinti che la copia non è un crimine.
Ha dettp Peter Sunde ex portavoce di Pirate Bay, a proposito dello scioglimento del gruppo, che molte volte si era discusso in tal senso ed indubbiamente la morte di un caro amico, ha spinto a mettere la parola fine al gruppo, che senza di lui avrebbe avuto molto meno significato e come epitaffio ha aggiunto che senza Piratbyrån, non ci sarebbe stato Pirate Bay ma che il gruppo, in questi sette anni, ha rappresentato ed ha fatto per internet molto di più. Piratbyrån ritiene di avere raggiunto il suo scopo.ed i file-sharer , molti milioni ormai, possono difendersi da soli ora e continuare a contestare la società che promuove l'abuso della proprietà intellettuale.
Il gruppo, divenne famoso a livello internazionale, in quanto sempre nel 2003 diede vita al sito Pirate Bay, in quanto non essendoci alcuna rete di file-sharing in Svezia Piratbyrån pensò di lanciare la prima comunità BitTorrent scandinava e già un anno dopo, il tracker aveva più di un milione di peers e oltre 60.000 Torrent. In seguito, il sito fu completamente ristrutturato in quanto gli stessi fondatori si resero conto che l'interesse per Pirate Bay non era solo limitato alla Svezia e quindi lo resero disponibile in molte altre lingue.
In quel periodo il gruppo Piratbyrån, si staccò dal progetto Pirate Bay, impegnandosi in molte altre battaglie sempre a difesa della libera condivisione dei contenuti su internet e dando voce a milioni di file-sharing convinti che la copia non è un crimine.
Ha dettp Peter Sunde ex portavoce di Pirate Bay, a proposito dello scioglimento del gruppo, che molte volte si era discusso in tal senso ed indubbiamente la morte di un caro amico, ha spinto a mettere la parola fine al gruppo, che senza di lui avrebbe avuto molto meno significato e come epitaffio ha aggiunto che senza Piratbyrån, non ci sarebbe stato Pirate Bay ma che il gruppo, in questi sette anni, ha rappresentato ed ha fatto per internet molto di più. Piratbyrån ritiene di avere raggiunto il suo scopo.ed i file-sharer , molti milioni ormai, possono difendersi da soli ora e continuare a contestare la società che promuove l'abuso della proprietà intellettuale.
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Vice- presidente USA dichiara guerra alla pirateria
Durante una conferenza, il vice-presidente americano Joe Biden, avrebbe dichiarato guerra ai siti web pirata dicendo che oltretutto la pirateria è un furto ed un attentato alla sicurezza nazionale.Dopo, una lunga consultazione popolare l'amministrazione Obama avrebbe preparato un piano per affrontare la pirateria, presentato oggi, dichiarando che nei prossimi anni il governo degli Stati Uniti intende muoversi duramente per colpire i siti colpevoli di pirateria digitale, sia nazionali che esteri e questo nell'interesse dell'economia nazionale.
Ugualmente con la stessa determinazione, il governo USA è intenzionato a colpire il mercato della contraffazione che a parere di Biden, oltre tutto potrebbe rappresentare un problema per la salute pubblica e la sicurezza nazionale.
Basta pensare al pericolo che potrebbero correre i soldati americani con falsi giubotti di Kevlan.
Schierandosi dalla parte delle associazioni delle industrie detentrici dei diritti d'autore inoltre, Bidden, dice chiaramente che la pirateria è un furto e paragona un download autorizzato ad una rapina in gioielleria, quindi da affrontare con la stessa determinazione.
Ugualmente con la stessa determinazione, il governo USA è intenzionato a colpire il mercato della contraffazione che a parere di Biden, oltre tutto potrebbe rappresentare un problema per la salute pubblica e la sicurezza nazionale.
Basta pensare al pericolo che potrebbero correre i soldati americani con falsi giubotti di Kevlan.
Schierandosi dalla parte delle associazioni delle industrie detentrici dei diritti d'autore inoltre, Bidden, dice chiaramente che la pirateria è un furto e paragona un download autorizzato ad una rapina in gioielleria, quindi da affrontare con la stessa determinazione.
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martedì 22 giugno 2010
Il Copyright Group dice che citare tutti gli utenti BitTorrent è giusto
Il Copyright Group ha presentato ieri un documento di 29 pagine, richiesto dal giudice Rosemary Collyer, come abbiamo scritto qui, nel quale i legali sostengono che è giusto citare tutti coloro hanno scaricato il file illegale, utilizzando il protocollo BitTorrent, in quanto essi fanno tutti parte dello stesso sciame, quindi si tratta di un 'unica transazione.
Quindi, secondo l'avvocato Tom Dunlop, il motivo per cui essi hanno denunciato 5000 utenti anonimi tutti in una sola volta, dipende, proprio, da come funziona il protocollo BitTorrent.
Usando questo protocollo, infatti, ogni utente è un nodo o peer e possiede un pezzo di dati e tutti i dati insieme costituiscono il complesso del file illegale.
Inoltre altri utenti possono scaricare quel pezzo di file, per cui ogni nodo può usufruire del file ma anche distribuirlo, quindi ci sono più persone collegate dalla medesima violazione.
Una situazione molto diversa ad esempio dallo scaricare un file illegale da un download diretto in cui ci potevano essere un numero ristretto di persone coinvolte nela violazione.
Inoltre, sempre secondo i legali, è favorevole per gli accusati anonimi essere riuniti sotto un unica giurisdizione, dove possono usare gli stessi documenti e possono ricevere decisioni uniformi da parte della Corte.
Nel documento inoltre è presente anche una dichiarazione giurata di Patrick Achache, direttore dei servizi di Guardaley, società utilizzata dal Copy-right Group per monitorare gli indirizzi IP.
E' stato utilizzato, per il monitoraggio, il file di 701.4 Mb "Far Cry 2008 DVDRip ExtraScene RG.avi”di cui c'erano all'inizio poche copie, che però sono state largamente condivise, utilizzando appunto BitTorrent.
Chiaramente l'ACLU e l'EFF non sono d'accordo con quanto esposto nel documento e non pensano che quanto già deciso in precedenti denunce in massa effettuate dalla RIAA, dovrebbe cambiare, solo perchè si usa un altro protocollo P2P.
Inoltre essi ritengono che, invece, un processo di massa è a favore della parte autrice, che risparmia nelle spese di deposito che avrebbe dovuto sostenere, denunciando ogni singolo utente ed inoltre non spende soldi in viaggi dei membri dello studio legale nei vari stati del paese dove, effettivamente risiedono, gli utenti, presunti colpevoli della violazione del copy-right.
Ora però, la parola è al giudice, che ha fissato una riunione per il 30 Giugno.
Quindi, secondo l'avvocato Tom Dunlop, il motivo per cui essi hanno denunciato 5000 utenti anonimi tutti in una sola volta, dipende, proprio, da come funziona il protocollo BitTorrent.
Usando questo protocollo, infatti, ogni utente è un nodo o peer e possiede un pezzo di dati e tutti i dati insieme costituiscono il complesso del file illegale.
Inoltre altri utenti possono scaricare quel pezzo di file, per cui ogni nodo può usufruire del file ma anche distribuirlo, quindi ci sono più persone collegate dalla medesima violazione.
Una situazione molto diversa ad esempio dallo scaricare un file illegale da un download diretto in cui ci potevano essere un numero ristretto di persone coinvolte nela violazione.
Inoltre, sempre secondo i legali, è favorevole per gli accusati anonimi essere riuniti sotto un unica giurisdizione, dove possono usare gli stessi documenti e possono ricevere decisioni uniformi da parte della Corte.
Nel documento inoltre è presente anche una dichiarazione giurata di Patrick Achache, direttore dei servizi di Guardaley, società utilizzata dal Copy-right Group per monitorare gli indirizzi IP.
E' stato utilizzato, per il monitoraggio, il file di 701.4 Mb "Far Cry 2008 DVDRip ExtraScene RG.avi”di cui c'erano all'inizio poche copie, che però sono state largamente condivise, utilizzando appunto BitTorrent.
Chiaramente l'ACLU e l'EFF non sono d'accordo con quanto esposto nel documento e non pensano che quanto già deciso in precedenti denunce in massa effettuate dalla RIAA, dovrebbe cambiare, solo perchè si usa un altro protocollo P2P.
Inoltre essi ritengono che, invece, un processo di massa è a favore della parte autrice, che risparmia nelle spese di deposito che avrebbe dovuto sostenere, denunciando ogni singolo utente ed inoltre non spende soldi in viaggi dei membri dello studio legale nei vari stati del paese dove, effettivamente risiedono, gli utenti, presunti colpevoli della violazione del copy-right.
Ora però, la parola è al giudice, che ha fissato una riunione per il 30 Giugno.
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L'ifpi vuole che Google blocchi tutti i link di Pirate Bay
Già la BPI, la famosa associazione inglese, che rappresenta centinaia di imprese legate alla musica, risulta che abbia mandato a Google non dei takedown che riguardano specifici link ma piuttosto interi siti. Ora sembrerebbe che l'Ifpi sia intenzionata a fare la stessa cosa, costringendo Google ad eliminare ogni url riferito a Torrent od ogni altro collegamento, colegato al sito di Pirate Bay.
Del resto questo è il punto controverso nella causa che vede antagonisti Google e Viacom, in quanto Google dice che bisogna che sappia dove sono localizzati i file specifici per poterli rimuovere, mentre Viacom sostiene che il motore di ricerca, una volta saputo che un certo contenuto presente su you tube è illegale, dovrebbe essere in grado di filtrare tutti i file di quel tipo senza che Viacom le comunichi dove sono ma ciò vorrebbe dire soffocare la libertà di internet e creare problemi economici ad Ebay, Amazon, social network, come Facebook e Twitter dove ci sono milioni di utenti che caricano file ogni giorno.
Ma alla BPI non è sembrato vero, che il fatto fosse in discussione e già aveva mandato strani avvisi che riguardavano, non specifici link, ma interi siti, piuttosto discussi, come http://megaupload.com, http://sendspace.com e http:// hotfile.com.
Praticamente è come se si cercasse di colpevolizzare Google, pretendendo che sia in grado subito di filtrare i contenuti illegali di altri siti.
Ora, un'identica richiesta a Google è stata inviata dall'Ifpi contro il sito di Pirate Bay, citando la causa che lo ha riconosciuto colpevole di violazione del copy-right ed induzione alla stessa in Svezia e le altre sentenze, che hanno prodotto il blocco del sito in Danimarca ed in Italia.
Nel takedown, oltre un elenco enorme di link collegati ai file Torrent, è specificatamente richiesto al motore di ricerca, di disattivare l'accesso di Google agli URL che collegano al sito di Pirate Bay e che non sono stati chiaramente indicati nel presente avviso.
C'è poi scritto nella lettera che in tal modo l'IFPI sta cercando di garantire che i contenuti che violano il copy-right siano resi inaccessibili o rimossi da internet, il più velocemente possibile, attraverso la cooperazione di Google.
In tal modo poi, come molti pensano, agendo su Google sarà più facile, ottenere per l'ifpi risultati, nei confronti di tutti i siti BitTorrent, anche in quei paesi, come la Spagna dove avere link che portano a materiale vietato, dal copy-right, senza che si abbia lucro nel fare ciò, non è vietato dalla legge.
Bisognerà vedere ora, come risponderà Google a questa richiesta.
Del resto questo è il punto controverso nella causa che vede antagonisti Google e Viacom, in quanto Google dice che bisogna che sappia dove sono localizzati i file specifici per poterli rimuovere, mentre Viacom sostiene che il motore di ricerca, una volta saputo che un certo contenuto presente su you tube è illegale, dovrebbe essere in grado di filtrare tutti i file di quel tipo senza che Viacom le comunichi dove sono ma ciò vorrebbe dire soffocare la libertà di internet e creare problemi economici ad Ebay, Amazon, social network, come Facebook e Twitter dove ci sono milioni di utenti che caricano file ogni giorno.
Ma alla BPI non è sembrato vero, che il fatto fosse in discussione e già aveva mandato strani avvisi che riguardavano, non specifici link, ma interi siti, piuttosto discussi, come http://megaupload.com, http://sendspace.com e http:// hotfile.com.
Praticamente è come se si cercasse di colpevolizzare Google, pretendendo che sia in grado subito di filtrare i contenuti illegali di altri siti.
Ora, un'identica richiesta a Google è stata inviata dall'Ifpi contro il sito di Pirate Bay, citando la causa che lo ha riconosciuto colpevole di violazione del copy-right ed induzione alla stessa in Svezia e le altre sentenze, che hanno prodotto il blocco del sito in Danimarca ed in Italia.
Nel takedown, oltre un elenco enorme di link collegati ai file Torrent, è specificatamente richiesto al motore di ricerca, di disattivare l'accesso di Google agli URL che collegano al sito di Pirate Bay e che non sono stati chiaramente indicati nel presente avviso.
C'è poi scritto nella lettera che in tal modo l'IFPI sta cercando di garantire che i contenuti che violano il copy-right siano resi inaccessibili o rimossi da internet, il più velocemente possibile, attraverso la cooperazione di Google.
In tal modo poi, come molti pensano, agendo su Google sarà più facile, ottenere per l'ifpi risultati, nei confronti di tutti i siti BitTorrent, anche in quei paesi, come la Spagna dove avere link che portano a materiale vietato, dal copy-right, senza che si abbia lucro nel fare ciò, non è vietato dalla legge.
Bisognerà vedere ora, come risponderà Google a questa richiesta.
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lunedì 21 giugno 2010
Autore, alla caccia dell'uploader che l'avrebbe rovinato
In Svezia, un regista,Tor Lundberg, autore di un lungometraggio sulla caccia all'alce, che è stato caricato abusivamente in rete e condiviso illegalmente è risalito all'uploader, utente di Pirate Bay che lo avrebbe caricato e ha chiesto, tramite tribunale, 15.000 dollari per compensare le sue perdite.
Strano caso di file-sharing quello infatti giunto ai tribunali svedesi, dove un regista di lungometraggi di caccia all'alce, imbufalito a causa dei mancati guadagni che ha comportato la presenza degli stessi in rete, ha preferito non ricorrere subito alla polizia.
Il regista ha infatti trovato l'uploader che avrebbe caricato il file Torrent, utilizzando il nome utente con cui si è iscritto a Pirate Bay.
Da informazioni presenti sul suo profilo è stato possibile collegare il nome utente ad una persona reale, un uomo sulla trentina, sempre residente in Svezia. Il regista ha , poi,cercato un contatto diretto con l'uomo, affinchè questo si assumesse le sue responsabilità e per cercare un accomodamento fuori dai tribunali.
A questo punto, il regista ha deciso di coinvolgere la polizia, anche se mancano prove tecniche, l'utente avrebbe ammesso che il film era stato caricato attraverso il suo account ma non di averlo fatto lui, secondo la sua versione, qualcun altro avrebbe utilizzato l'account al suo posto.
Il regista avrebbe comunque chiesto 15.000 dollari di risarcimento e anche se di prove a carico ce ne sono poche, soprattutto niente prove tecniche anche perchè il torrent è stato rimosso dal sito, il procuratore Henry Rasmusson è fiducioso di poter ottenere ugualmente una condanna.
Tor Lundberg, l'autore del film, dice che una cosa è condividere qualcosa di Madonna che è multi-miliardaria o ad esempio i prodotti Apple, ma mettere illegalmente in rete il lavoro di un uomo che in esso ha investito soldi e fatica, equivale a rovinarlo ed è giusto pagare per questo.
Strano caso di file-sharing quello infatti giunto ai tribunali svedesi, dove un regista di lungometraggi di caccia all'alce, imbufalito a causa dei mancati guadagni che ha comportato la presenza degli stessi in rete, ha preferito non ricorrere subito alla polizia.
Il regista ha infatti trovato l'uploader che avrebbe caricato il file Torrent, utilizzando il nome utente con cui si è iscritto a Pirate Bay.
Da informazioni presenti sul suo profilo è stato possibile collegare il nome utente ad una persona reale, un uomo sulla trentina, sempre residente in Svezia. Il regista ha , poi,cercato un contatto diretto con l'uomo, affinchè questo si assumesse le sue responsabilità e per cercare un accomodamento fuori dai tribunali.
A questo punto, il regista ha deciso di coinvolgere la polizia, anche se mancano prove tecniche, l'utente avrebbe ammesso che il film era stato caricato attraverso il suo account ma non di averlo fatto lui, secondo la sua versione, qualcun altro avrebbe utilizzato l'account al suo posto.
Il regista avrebbe comunque chiesto 15.000 dollari di risarcimento e anche se di prove a carico ce ne sono poche, soprattutto niente prove tecniche anche perchè il torrent è stato rimosso dal sito, il procuratore Henry Rasmusson è fiducioso di poter ottenere ugualmente una condanna.
Tor Lundberg, l'autore del film, dice che una cosa è condividere qualcosa di Madonna che è multi-miliardaria o ad esempio i prodotti Apple, ma mettere illegalmente in rete il lavoro di un uomo che in esso ha investito soldi e fatica, equivale a rovinarlo ed è giusto pagare per questo.
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Rapidshare non offrirà più premi a chi carica molti file
Rapidshare continua la sua lotta al download illegale, pressato come sappiamo, dall'industria dei contenuti ed ha deciso di bloccare il suo programma che dava incentivi agli utenti che caricavano più file. Anche perchè le industrie dei contenuti ritengono questi incentivi in denaro uno stimolo per gli utenti a caricare materiale coperto dal copy-right.
Rapidshare ha vinto due importanti battaglie contro le industrie detentrici dei contenuti, una in America ed una in Germania, dove i giudici hanno riconosciuto il sito non colpevole di violazione del copy.right.
Ma Rapidshare ha sempre detto, che al contrario di altri siti di hosting intende combattere la violazione del diritto d'autore e prendere contatti con le major in modo che, chi cerca un file illegale, possa essere reindirizzato ad un negozio on line dove può comprare il materiale che desidera.
Inoltre Rapidshare ha citato siti che abusano del suo marchio per promuovere la pirateria ed ora per lo stesso motivo, ha interrotto il programma a premi dei suoi utenti.
Sicuramente la nuova politica adottata da Rapidshare gli assicurerà meno cause da parte delle major, bisogna vedere ora i suoi utenti, che finora hanno caricato qualsiasi tipo di materiale, decretando però il suo successo, cosa ne penseranno.
Rapidshare ha vinto due importanti battaglie contro le industrie detentrici dei contenuti, una in America ed una in Germania, dove i giudici hanno riconosciuto il sito non colpevole di violazione del copy.right.
Ma Rapidshare ha sempre detto, che al contrario di altri siti di hosting intende combattere la violazione del diritto d'autore e prendere contatti con le major in modo che, chi cerca un file illegale, possa essere reindirizzato ad un negozio on line dove può comprare il materiale che desidera.
Inoltre Rapidshare ha citato siti che abusano del suo marchio per promuovere la pirateria ed ora per lo stesso motivo, ha interrotto il programma a premi dei suoi utenti.
Sicuramente la nuova politica adottata da Rapidshare gli assicurerà meno cause da parte delle major, bisogna vedere ora i suoi utenti, che finora hanno caricato qualsiasi tipo di materiale, decretando però il suo successo, cosa ne penseranno.
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domenica 20 giugno 2010
Diminuisce ancora il numero di indirizzi IPv4 restanti
Secondo una dichiarazione del Ceo John Curran, del sito ARIN (American Registry for Internet Number) il numero di indirizzi IPv4 restanti, si è ridotto al 6,25 % nel mese di Giugno mentre era già considerata bassa la percentuale del 10%, si prevede quindi un esaurimento degli stessi nel 2011.
Quindi l'ARIN ha fatto un appello perchè le organizzazioni passino al protocollo Ipv6, ma finora tutti gli avvertimenti sono caduti nel vuoto.
Sembra essersi stabilizzata la domanda di indirizzi IPv6 negli Stati Uniti, ma c'è ancora una forte domanda nella regione asiatica, che ha richiesto più indirizzi IPv4 nel primo semestre 2010, rispetto a tutto il 2009.
Dal 1999 l'ARIN distribuisce indirizzi IPv6 e dal 2007 ha iniziato una forte campagna di sensibilizzazione perchè si abbandonasse il protocollo IPv4.
Senza l'IPv6, dice l'ARIN, che l'espansione e l'innovazioni di Internet potrebbero essere limitate ed inoltre aggiunge che . ritardare l'implementazione IPv6 può pregiudicare il lavoro degli operatori di Internet, degli sviluppatori di applicazioni e creare problemi agli utenti finali in tutto il mondo.
Come dice però Wiki, “ l'eterogeneità e la vasta dimensione della rete porta dei vincoli che al momento sono insormontabili per l'affermarsi del protocollo IPv6. Questo tra l'altro risulta essere incompatibile col vecchio protocollo poiché i nodi di rete non sono in grado di interpretare un pacchetto IPv6 e ciò rende tale protocollo, non un aggiornamento della versione 4 ma un nuovo protocollo che va a sostituire il precedente.
La politica, naturalmente adottata per la transizione ad IPv6, consiste in un graduale passaggio da un protocollo all'altro, cercando di far coesistere le due versioni di IP in un'unica rete.
Per far ciò, la strada seguita fino a questo momento, consiste nel costruire router e switch di livello 2 e 3 in grado di interpretare entrambi i protocolli, inoltre, da qualche anno i nuovi sistemi operativi sono in grado di generare indirizzi IPv6 e di interpretarli. In questo modo ogni host nella rete è individuabile da almeno due indirizzi, uno dato da IPv4 ed uno da IPv6.
Ma, come detto prima, la sostituzione di tutti i router nel mondo risulta un lavoro piuttosto arduo e allora si è proceduto ad operare via software cercando in qualche modo di aggirare la non interpretabilità di IPv6”.
Come si può leggere, i problemi sembrano ancora molti, soprattutto per i paesi del terzo mondo e l'area asiatica con mezzi tecnologici più obsoleti, speriamo si possano risolvere al più presto, prima che vengano esauriti gli indirizzi IPv4.
Quindi l'ARIN ha fatto un appello perchè le organizzazioni passino al protocollo Ipv6, ma finora tutti gli avvertimenti sono caduti nel vuoto.
Sembra essersi stabilizzata la domanda di indirizzi IPv6 negli Stati Uniti, ma c'è ancora una forte domanda nella regione asiatica, che ha richiesto più indirizzi IPv4 nel primo semestre 2010, rispetto a tutto il 2009.
Dal 1999 l'ARIN distribuisce indirizzi IPv6 e dal 2007 ha iniziato una forte campagna di sensibilizzazione perchè si abbandonasse il protocollo IPv4.
Senza l'IPv6, dice l'ARIN, che l'espansione e l'innovazioni di Internet potrebbero essere limitate ed inoltre aggiunge che . ritardare l'implementazione IPv6 può pregiudicare il lavoro degli operatori di Internet, degli sviluppatori di applicazioni e creare problemi agli utenti finali in tutto il mondo.
Come dice però Wiki, “ l'eterogeneità e la vasta dimensione della rete porta dei vincoli che al momento sono insormontabili per l'affermarsi del protocollo IPv6. Questo tra l'altro risulta essere incompatibile col vecchio protocollo poiché i nodi di rete non sono in grado di interpretare un pacchetto IPv6 e ciò rende tale protocollo, non un aggiornamento della versione 4 ma un nuovo protocollo che va a sostituire il precedente.
La politica, naturalmente adottata per la transizione ad IPv6, consiste in un graduale passaggio da un protocollo all'altro, cercando di far coesistere le due versioni di IP in un'unica rete.
Per far ciò, la strada seguita fino a questo momento, consiste nel costruire router e switch di livello 2 e 3 in grado di interpretare entrambi i protocolli, inoltre, da qualche anno i nuovi sistemi operativi sono in grado di generare indirizzi IPv6 e di interpretarli. In questo modo ogni host nella rete è individuabile da almeno due indirizzi, uno dato da IPv4 ed uno da IPv6.
Ma, come detto prima, la sostituzione di tutti i router nel mondo risulta un lavoro piuttosto arduo e allora si è proceduto ad operare via software cercando in qualche modo di aggirare la non interpretabilità di IPv6”.
Come si può leggere, i problemi sembrano ancora molti, soprattutto per i paesi del terzo mondo e l'area asiatica con mezzi tecnologici più obsoleti, speriamo si possano risolvere al più presto, prima che vengano esauriti gli indirizzi IPv4.
I ricavi di Facebook del 2009 stimati oltre 800 milioni di dollari
Secondo i media i ricavi di Facebook per il 2009 sono stimati intorno agli 800 milioni di dollari, circa 100 milioni in più di quanto precedentemente ipotizzato, questo risulta all'agenzia Reuter, citando fonti anonime, che parla di ricavi più alti di quelli forniti dalla società e da vari analisti.
Anche i profitti netti, sarebbero alti e si parla di decine di milioni di dollari.
I dati reali dei ricavi, comunque, sono tenuti privati dalla società anche se Marc Andreessen, che fa parte del Consiglio d'Amministrazione, aveva detto a luglio che Facebook si avviava a superare i 500 milioni di ricavi per il 2009.
Una crescita prodigiosa in sei anni che fanno sicuramente di Facebook, con oltre 500 milioni di utenti, il social network più grande al mondo.
Le entrate sarebbero dovute per la maggior parte a proventi pubblicitari e il blog di Facebook prevede che potrebbe anche essere superato il miliardo di dollari nel 2010.
Anche i profitti netti, sarebbero alti e si parla di decine di milioni di dollari.
I dati reali dei ricavi, comunque, sono tenuti privati dalla società anche se Marc Andreessen, che fa parte del Consiglio d'Amministrazione, aveva detto a luglio che Facebook si avviava a superare i 500 milioni di ricavi per il 2009.
Una crescita prodigiosa in sei anni che fanno sicuramente di Facebook, con oltre 500 milioni di utenti, il social network più grande al mondo.
Le entrate sarebbero dovute per la maggior parte a proventi pubblicitari e il blog di Facebook prevede che potrebbe anche essere superato il miliardo di dollari nel 2010.
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Twitter: problemi di interruzione servizio
Gli stessi dirigenti di Twitter hanno riconosciuto che questo è stato il mese peggiore, dal punto di vista di stabilità del sito, dallo scorso ottobre e questo rappresenta un grave imbarazzo per una società che sta lanciando un modello di business che sembra avere sempre più successo.
Del resto il problema petrolio nel Golfo del Messico e la Coppa del Mondo FIFA hanno portato sempre più gente e media a scambiare contatti, usando Twitter mandando in tilt i server.
Sean Garrett, portavoce di Twitter, in un post sul blog, spiega che si stanno effettuando modifiche importanti al sistema, che dovrebbe garantire maggiore stabilità nel momento che si affrontano periodi di traffico record.
Questo dovrebbe in qualche modo tranquillizzare i suoi 190 milioni di utenti ma in ogni caso Twitter è al bivio di cambiamenti più profondi e deve scegliere se divenire più anonimo ma dare maggiore stabilità alle imprese che lo utilizzano per il loro marketing, oppure continuare ad essere parte cruciale di tutto ciò che avviene su internet.
Del resto il problema petrolio nel Golfo del Messico e la Coppa del Mondo FIFA hanno portato sempre più gente e media a scambiare contatti, usando Twitter mandando in tilt i server.
Sean Garrett, portavoce di Twitter, in un post sul blog, spiega che si stanno effettuando modifiche importanti al sistema, che dovrebbe garantire maggiore stabilità nel momento che si affrontano periodi di traffico record.
Questo dovrebbe in qualche modo tranquillizzare i suoi 190 milioni di utenti ma in ogni caso Twitter è al bivio di cambiamenti più profondi e deve scegliere se divenire più anonimo ma dare maggiore stabilità alle imprese che lo utilizzano per il loro marketing, oppure continuare ad essere parte cruciale di tutto ciò che avviene su internet.
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sabato 19 giugno 2010
Svezia: arrestati tre appartenenti al gruppo scena “'Darkside'
Secondo l'associazione Antipiratbyrån, che ha monitorato e raccolto gli indirizzi IP e poi ha consegnato il tutto alla polizia a febbraio, questo raid delle forze dell'ordine è una grande vittoria contro la pirateria, in quanto i server di Darkside sequestrati, avevano una grande capacità e sicuramente è il caso più grosso della Svezia ma forse di tutta l'Europa.
Del resto sembra che questi server dei gruppi scena siano numerosi nei paesi scandinavi e la polizia è intervenuta frequentemente sia in Norvegia che in Svezia.
In seguito all'azione di polizia, ed a perquisizioni compiute a Stoccolma e a Västerås, sono state arrestate quattro persone, di età intorno ai quarant'anni, che sono accusati di essere appartenenti del gruppo scena “Darkside”e mentre uno è stato rilasciato a casa degli altri tre sono stati trovati 130 terabyte di film svedesi ed esteri e presi, praticamente con le mani nel sacco, avrebbero già confessato.
Secondo il rappresentante dell' Antipiratbyrån, grazie al raid della polizia e all'eliminazione di tanti dati illegali, gli autori potranno continuare il loro lavoro, senza paura di non avere la giusta ricompensa ed anche i consumatori, in questo modo, potranno continuare ad usufruire delle loro opere.
Del resto sembra che questi server dei gruppi scena siano numerosi nei paesi scandinavi e la polizia è intervenuta frequentemente sia in Norvegia che in Svezia.
In seguito all'azione di polizia, ed a perquisizioni compiute a Stoccolma e a Västerås, sono state arrestate quattro persone, di età intorno ai quarant'anni, che sono accusati di essere appartenenti del gruppo scena “Darkside”e mentre uno è stato rilasciato a casa degli altri tre sono stati trovati 130 terabyte di film svedesi ed esteri e presi, praticamente con le mani nel sacco, avrebbero già confessato.
Secondo il rappresentante dell' Antipiratbyrån, grazie al raid della polizia e all'eliminazione di tanti dati illegali, gli autori potranno continuare il loro lavoro, senza paura di non avere la giusta ricompensa ed anche i consumatori, in questo modo, potranno continuare ad usufruire delle loro opere.
Rilasciata la versione 2 di Transmission
Transmission, il client, libero, utilizzato in molte distribuzioni Linux ed anche dagli utenti MAC, ha rilasciato una nuova versione, la 2.
Transmission, ha fatto la sua prima apparizione cinque anni or sono ed è sempre stato lodato dai suoi utilizzatori, per essere un client completo ma leggero.
Charles Kerr, sviluppatore di Transmission ha detto che il codice della versione 2 è più piccolo e veloce ed è stato strutturato per risolvere le bottleneck della CPU, Inoltre l'avvio, la gestione dei peer, le blocklists, la verifica locale dei dati, sono divenuti tutti più veloci.
Infine, per sistemi aggregati, headless,e per i seedboxes remoti 24/7 Transmission ha realizzato la versione daemon, più facile da editare ed alla quale possono essere aggiunti comandi tramite script e che, inoltre, utilizza ancora meno memoria.
Transmission è comunque un client orgoglioso di essere basato sul lavoro di volontari e non essere invece commerciale come Vuze, BitTorrent e BitComet ma questo fatto ha come rovescio della medaglia, che i volontari lavorano su alcune piattaforme.
Per avere quindi, una versione di Transmission per Windows, bisognerà aspettare un volontario, intenzionato a lavorarci.
Transmission, ha fatto la sua prima apparizione cinque anni or sono ed è sempre stato lodato dai suoi utilizzatori, per essere un client completo ma leggero.
Charles Kerr, sviluppatore di Transmission ha detto che il codice della versione 2 è più piccolo e veloce ed è stato strutturato per risolvere le bottleneck della CPU, Inoltre l'avvio, la gestione dei peer, le blocklists, la verifica locale dei dati, sono divenuti tutti più veloci.
Infine, per sistemi aggregati, headless,e per i seedboxes remoti 24/7 Transmission ha realizzato la versione daemon, più facile da editare ed alla quale possono essere aggiunti comandi tramite script e che, inoltre, utilizza ancora meno memoria.
Transmission è comunque un client orgoglioso di essere basato sul lavoro di volontari e non essere invece commerciale come Vuze, BitTorrent e BitComet ma questo fatto ha come rovescio della medaglia, che i volontari lavorano su alcune piattaforme.
Per avere quindi, una versione di Transmission per Windows, bisognerà aspettare un volontario, intenzionato a lavorarci.
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venerdì 18 giugno 2010
Molti servizi VPN, usati con BitTorrent, non sono sicuri
Molti utenti, soprattutto in Svezia, dopo l'IPRED, utilizzano servizi VPN, quando soprattutto, usano BitTorrent, ma ci sono sistemi che non assicurano affatto l'anonimato.
Ad esempio coloro che utilizzano IPv6 in combinazione con una informazione basata su PPTP VPN, come Ipredator, possono apparire con il reale indirizzo IP su BitTorrent.
Del resto il protocollo Ipv6 è quello sostenuto da windows 7 e Vista e molti possono utilizzarlo, senza neanche accorgersene.
Il problema è stato evidenziato alla Cipher Conference che appunto evidenzia come l'indirizzo IP, degli utenti che utilizzano il protocollo Ipv6, possa essere facilmente tracciato.
Anzi l'ufficio di presidenza svedese anti--pirateria potrebbe già usare questa falla per raccogliere dati anonimi sugli utenti BitTorrent.
Comunque il problema non è solo riguardante BitTorrent ma utenti che usano servizi come Ipredator e Relakks, non possono più contare su una navigazione internet anonima ed inoltre è abbastanza facile trovare gli indirizzi MAC ed i nomi dei computer delle persone che utilizzano la VPN.
Molti servizi VPN sono stati avvertiti del grave bug nella sicurezza dei loro utenti, si spera che al più presto possano correggere il problema.
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Ungheria: maxi retata contro i gruppi scena
Da informazioni sicure, risulta che la polizia ungherese ha sferrato un attacco congiunto, cercando di eliminare i gruppi scena BitTorrent dal paese.
Come risultato dell'operazione, risulterebbero sequestrati molti server e chiusi parecchi tracker, fra cui anche il famoso “ncore' con oltre 900.000 peers.
Sembrerebbero essere stati oggetto del blitz anche un ISP, una sede universitaria e vari seed boxes.
Le indagini a quanto riporta il blog ASVA.info, sarebbero iniziate nei primi mesi del 2010, a seguito di denunce effettuate da ASVA.hu (gruppo di industrie cinematografiche) e PROART.HU (Associazione dei diritti d'autore ) e mercoledi sarebbe stato sferrato il raid coordinato che avrebbe portato al sequestro di oltre 50 server che contenevano oltre 500 terabyte di dati.
Secondo l'aaociazione Proart questa operazione rappresenterà una pietra miliare per quello che riguarda la lotta alla pirateria. Infatti, dietro pressione degli Stati Uniti, la polizia ungherese, aveva già effettuato due raid contro i siti BitTorrent, negli anni 2007 e 2009, ma mai di questa portata.
Bisognerà vedere ora quali siti siano stati effettivamente chiusi e quali abbiano, preferito, di loro volontà, sparire per un po'. Ad esempio si sa che il grande tracker Bithumen, che doveva essere chiuso, continua invece ad operare dalla Germania.
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Toshiba, lancia un chip di memoria da 128 Gb, per telefonia mobile
Toshiba ha annunciato che sta preparando nuovi moduli embedded di memoria Flash Nand da 128 Gb, che rispondono alle specifiche sancite dallo standard e-MMC, per smartphone, tablet PC e videocamere digitali.
I nuovi moduli di memoria saranno disponibili per i produttori di telefonia mobile da settembre e verranno invece, messi in produzione nell'ultimo periodo del 2010, mentre invece già da agosto saranno disponibili modelli con capacità da 64 Gb.
Il chip di memoria permetterà una velocità di lettura di 46 MB/sec. mentre in scrittura avrà una velocità di 21MB/sec
Questi nuovi moduli permettono di integrare 16 chip da 64 Gb e sono realizzati tramite un processo a 32 nanometri, con tecnologie avanzate di assottigliamento e stratificazione fino ad ottenere un pacchetto. di solo 30 micrometri di spessore e di dimensioni di 17x 22 x 1,4 mm.
Toshiba ora è in grado di offrire moduli di memoria flash embedded da 2Gb a 128 Gb.
Quindi ben presto sarà possibile memorizzare su smartphone e tablet PC, una marea di dati, sperando subito che i produttori di telefonia mobile colgano l'opportunità offerta.
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Tunnel, presto solo su BitTorrent, vende frame
Ormai abbiamo visto che in rete fervono i tentativi per trasformare il popolo del P2P in buoni clienti, sfruttando le potenzialità che solo la tecnologia BitTorrent può offrire, può essere un sistema per scoprire nuovi modelli di business, oppure addirittura per arricchirsi, chi può dirlo?
Contrariamente alle major, legate al DVD ed ai metodi di diffusione dei contenuti, tradizionali, ci sono cineasti, poco conosciuti ma di talento, che vogliono provare nuove vie.
Questo è il caso di Julian Harvey e Enzo Tedeschi che hanno fondato la società con base in Australia, Distracted Med e che intendono realizzare un film horror, chiamato "Tunnel", che verrà distribuito solo su BitTorrent e del quale intendono vendere i singoli fotogrammi, uno per 1 dollaro, 25 ( i secondo) per venticinque dollari, un minuto per 1500 dollari,e magari sperano di vendere tutti i 135.000 frame del film, che durerà 90 minuti.
Altra novità è che, fra tutti coloro che compreranno i frame, verrà selezionato un fortunato vincitore, al quale andrà l'1% dei profitti del film.
Il film parte da una storia vera, un tunnel sotto la città di Sidney in cui le gallerie dovevano essere adoperate come rete ferroviaria e poi, decenni dopo, divenne la sede del generale americano MC Arthur durante la seconda guerra mondiale, poi però fu di nuovo abbandonato, quindi la storia dovrebbe essere avvincente.
Del resto Enzo Tedeschi aveva riportato un discreto successo, usando la rete, con il suo ultimo film Food matters, che aveva deciso di non proiettare nei cinema ma vendere direttamente al suo pubblico di nicchia tramite DVD e VOD e l'esperienza come detto era stata positiva, con oltre 120.000 DVD venduti, ed ancora oggi dopo due anni, il film continua ad essere richiesto.
Enzo Tedeschi è fiducioso che anche Tunnel avrà succeso, anche perchè, secondo lui, la gente cerca sempre i soliti sistemi per guadagnare ed invece, innovando ed avendo fiducia nelle proprie capacità e nel passa-parola che internet può offrire, si potrebbe guadagnare molto.
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