La vicenda Share Connector, sembra non essersi ancora conclusa, infatti un tribunale ha deciso di riaprire il caso, cercando responsabilità sul fatto che una violazione del copy-right sia stata considerata un reato penale invece che civile e che prove, invece che dalla polizia locale, siano state fornite dall'associazione anti-pirateria Brein.
ShareConnector era un grande sito P2P ma nel 2004 fu fatta un'irruzione ed il gestore del sito da allora è stato coinvolto in lunghi procedimenti sia civili che penali.
Nel 2007 l'amministratore di ShareConnector vinse il procedimento penale ma dopo due anni, il dipartimento di giustizia olandese ha deciso di ricorrere in appello accusando sempre il gestore del sito di comportamento criminale ed induzione alla violazione di copy-right.
Ora la corte dell'Aia ha citato il pubblico ministero come testimone, decidendo di riaprire il caso e chiedendo spiegazioni sul motivo per il quale il Dipartimento di Giustizia abbia deciso di passare ad un procedimento penale anziché civile, come prevede la legge olandese, in casi del genere.
Inoltre il Dipartimento dovrà anche spiegare perchè sono state utilizzate prove addotte dalla Brein anziché di quelle ottenute dalle autorità locali ed i giudici hanno anche ritenuto gli arresti iniziali illeggittimi perchè le prove addotte dalla Brein erano insufficienti a giustificare un simile atto.
Insomma parrebbe, che i giudici, dopo sei anni, siano intenzionati a fare chiarezza e a dare ragione agli avvocati della difesa i quali hanno sempre sostenuto che il dipartimento di Giustizia è stato “usato “ dall'associazione anti-pirateria Brein.
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