Abbiamo spesso parlato del processo che ha visto contrapposti l'associazione anti-pirateria AFACT e l'isp iinet, colpevole secondo l'associazione di non aver bloccato i download illegali praticati dai suoi utenti, tramite BitTorrent.
A febbraio uscì la sentenza che discolpò l'ISP iinet da ogni accusa, in quanto, in base alle legge correnti australiane, egli non era responsabile del download illegale effettuato dai propri utenti.
Ma l'associazione AFACT non ha accettato il giudizio del giudice Cowdroy ed è ricorsa in appello, anche se non sembra che abbia molte più frecce al suo arco. L'accusa insiste sul fatto che, l'isp iinet, pur sapendo che molti dei suoi utenti utilizzavano la sua banda per violare il copy-right, non ha fatto nulla per impedirlo, ad esempio non ha inviato lettere d'avviso, non ha bloccato con filtri il traffico BitTorrent, non ha disconnesso gli utenti recidivi.
I legali di AFACT citano, ad esempio, il caso di un utente RC 08 che aveva caricato oltre 40 opere illegali fra il 2008 ed il 2009, superando il suo limite di traffico mensile ed iinet avrebbe consigliato all'utente di aggiornare il suo contratto, per potere così svolgere meglio ciò che amava fare.
Inoltre, sempre i legali di AFACT, sostengono che mentre l'ISP ha preso misure per evitare lo spam non ha fatto, invece, nulla per contrastare il file-sharing.
Praticamente si insiste anche nell'appello sui punti già discussi nel precedente processo ma giustamente Michael Malone di iinet a suo tempo, disse che con questo appello non sarebbe stata bloccata la pirateria, anche nel caso, molto improbabile, che AFACT lo vincesse.
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