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mercoledì 29 dicembre 2010

La Time Warner Cable si oppone a rivelare gli ip dei porno-pirati

Già sappiamo che anche nelle citazioni di massa contro i presunti colpevoli dei download illegali dei vari film indipendenti, tutelati dal Copyright Group, la Time Warner Cable, aveva ottenuto dal giudice, il permesso di consegnare i dati di pochi IP al mese, questo per non dover assumere più persone per svolgere il lavoro. Ora, di nuovo la Time Warner Cable si è rifiutata di consegnare ai legali della Larry Flynt Publishing (LFP),che gestisce un impero nell'editoria per adulti, fra cui la rivista Hustler, i nomi corrispondenti agli IP dei 40000 citati per aver scaricato illegalmente "This Ain't Avatar XXX".

La TWC avrebbe riferito al legale di Flynt, Stone che poteva garantire i dati di solo 10 utenti al mese fra quelli citati. Secondo il legale è un numero realmente insufficiente ma la LFP non è d'accordo con tale valutazione e non vuole sfidare la TWC, che è uno dei suoi partner commerciali. Sembrerebbe comunque che queste cause in cui sono citate moltissime persone, comincino ad essere ostacolate o dagli ISP o dai giudici.

 Come sappiamo il giudice Collyer ha costretto il copyright group a rifare la lista delle persone che intendeva citare, mettendo solo quelle di cui aveva i dati e che potevano rientrare nella giurisdizione della corte di Washington D.C. Anche Ken Ford che aveva nel complesso citato 22.000 persone seguendo l'esempio del Copyright Group, sempre legate a violazioni nei film per adulti, ha avuto imposto un notevole stop dal giudice John Preston Bailey che ha bloccato tutte le citazioni tranne una dicendo che per ogni caso debbono essere pagati 350 dollari di tassa ed in ogni caso debbono prima essere depositati i dati che dimostrino che gli imputati risiedono in West Virginia e quindi i loro casi sono di competenza della corte. Già per poter far ciò senza intervenire contro tutti i 22.000 citati, le ditte legate al porno che hanno intentato il procedimento avrebbero dovuto pagare oltre 7,7 milioni di dollari in spese giudiziarie.

Secondo, però l'avvocato Stone a lui non succederà niente del genere, in quanto le sue citazioni sono fatte meglio di quelle del Copyright Group, in parte copiate da Ken Ford, che non presentavano abbastanza prove per dimostrare come gli imputati fossero collegati. Stone infatti, nei documenti presentati alla corte avrebbe meglio spiegato come gli imputati si aiutassero ad ottenere la stessa copia del film, ossia condividessero lo stesso Torrent. Senza la filosofia dello sciame, BitTorrent non sarebbe quello che è e secondo Stone, questo dovrebbe dimostrare inconfutabilmente il motivo della citazione di tante persone insieme. Vedremo, poi, se il tribunale ed i giudici gli daranno ragione. 

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