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giovedì 14 ottobre 2010

Google offre aiuto a pagamento contro la pirateria

Google, sempre nell'occhio del ciclone, per quello che riguarda il materiale che viola il copyright oppure la pubblicità su siti che contengono materiale illegale, è da più parti, anche in campo politico, spinto ad impegnarsi di più per contrastare la pirateria.



Qualche tempo fa, inoltre alcuni esponenti della RIAA e dell'IFPI hanno chiesto a Google di fornire ad essi un sistema per rintracciare più velocemente il materiale pirata, in modo che essi poi potessero fare le loro richieste di takedown.


La risposta di Google, però ha lasciato senza parole i portavoce delle grandi etichette in quanto la società ha predisposto tre sistemi per i terzi per accedere alle API web. Il primo sistema è progettato per servizi di terze parti che visualizzano annunci Google nei risultati di ricerca, il secondo è riservato agli sviluppatori e si basa su poche ricerche ed il terzo, riservato all'IFPI ed alla RIAA è un servizio a pagamento, che si chiama Site Search e prevede un costo di 5 dollari ogni 1000 queries, in modo, secondo i responsabili Google di recuperare i costi della fornitura del servizio. In tal modo però le grandi etichette potrebbero spendere alcuni milioni di dollari all'anno.



Inoltre Google ha voluto mettere in chiaro che essi, senza un avviso di takedown non si prendono l'incarico di eliminare i link a materiale pirata. Sempre i responsabili Google dicono che essi non fanno pagare nulla per la rimozione ai produttori dei contenuti, con i quali hanno rapporti costruttivi e cercano di promuovere i loro interessi attraverso Youtube, la funzione di ricerca musicale ed i loro strumenti di sviluppo. Infatti si tratta di un rapporto odio-amore con le etichette discografiche che sperano che Google si lanci in uno store musicale, tipo Itunes e quindi alcuni problemi riguardanti il copy-right potrebbero essere messi in secondo piano, rispetto alla prospettiva di fare affari con il famoso motore di ricerca.


Solo che molti non riescono a dimenticare che Google fa anche affari con i siti pirata, che ospitano la sua pubblicità e vorrebbero che il motore di ricerca fosse più vigile e cooperasse di più contro la pirateria. Ad esempio Ellen Seidler, un regista indipendente che ha perso soldi, dal momento che il suo film “ And Then Came Lola, " è stato distribuito illegalmente on line, ha mostrato in un video come appunto, ci siano annunci Google in questi siti illegali

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