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sabato 29 maggio 2010

Molti ISP non vogliono rivelare i dati dei downloader di “The hurt Locker”


Abbiamo appena parlato della lettera ricevuta da “Sabine” accusata di aver scaricato una copia illegale di Far Cry, ma molto probabilmente circa 5000 persone, accusate di download illegali di “The hurt locker” ne riceveranno una simile.
Della vicenda
avevamo già parlato, dicendo che i produttori di “The hurt locker”, inquieti perchè il loro film, nonostante abbia vinto l'Oscar, abbia incassato cifre modeste ai botteghini, hanno stretto accordi, con gli avvocati del Copy-right Group, perchè venissero perseguitati i downloader illegali ma soprattutto affinchè da essi si ottenesse un risarcimento, in modo da compensare le perdite subite a causa del P2P.
L'accordo sembrerebbe onesto, anche perchè scaricare copie protette dal diritto d'autore è contro la legge ma poi si viene a sapere che gli avvocati si tratterranno il 70% degli introiti, dando ai legittimi possessori dei diritti solo il 30% e questo ha provocato chiaramente l'interesse dei media e pubblicità negativa sulla vicenda che sta allarmando gli ISP, i quali dovrebbero rivelare i dati delle persone a cui corrispondono gli indirizzi IP monitorati.
Gli avvocati del Copyright Group, dichiarano con tracotanza che il 75% degli ISP sta cooperando con loro ma invece la maggior parte degli ISP rimane scettica ed anzi alcuni, come Time Warner, resistono pubblicamente alle richieste degli avvocati, proteggendo i dati dei loro clienti.
Ma gli avvocati non si perdono d'animo ed anzi minacciano di agire in tribunale contro Time Warner, colpevole, a loro avviso, di induzione nella violazione del copy-right perchè si
rifiuta di esporre i propri utenti.
Comunque, come detto, le acque si stanno agitando e oltre gli ISP è facile che gli utenti che ricevano le lettere decidano di unirsi in una class action contro questi avvocati, soprattutto per gli atteggiamenti bullistici chiaramente dimostrati dalle lettere che inviano e che nel Regno Unito hanno costretto, altri famosi avvocati, ad esempio quelli della Davenport Lyons a desistere dopo un procedimento disciplinare contro di essi per abuso d'autorità.

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