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martedì 30 novembre 2010

Caso Harper: nulla di fatto anche in Corte Suprema

Abbiamo già più volte parlato del caso di Whitney Harper, che ha condiviso musica, quando era adolescente sul computer di famiglia e che ha sostenuto, a sua discolpa, che si trattasse di una “violazione innocente” in quanto lei pensava di poter usare la tecnologia P2P come la radio.

 Per tale motivo aveva deciso di ricorrere alla Corte Suprema, chiedendo che fossero riconosciute le attenuanti che avrebbero portato la cifra da pagare per ogni brano condiviso a 200 dollari invece dei 750 , minimo legale previsto dalla legge. La Corte Suprema ha, però rifiutato di ascoltare il caso, basato, secondo il legale della Harper, sul fatto che, chi scarica da computer, non vede comparire alcun avviso di copyright e quindi cadrebbe quanto previsto dall'articolo 402, ossia che non si può parlare di “violazione innocente” fin quando è presente un avviso di copyright sul disco fisico. In effetti tale disposizione è del 1988, ben prima che i file digitali fossero disponibili su internet.



La Corte Suprema ha deciso però di non ascoltare il caso, in quanto in genere interviene quando ci sono pareri discordi fra varie Corti di Appello, se ci saranno altri interventi sempre su questo punto, allora sarà necessario procedere ad un parere ed ad un'eventuale revisione. Quindi Harper dovrà sempre pagare sempre 750 dollari per i 37 brani, ossia circa 27.750 dollari in totale.

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