Sony avrebbe querelato, presso la corte di San Francisco George Hotz, alias "GeoHot,"ed altre due persone, una in Spagna ed una in Ungheria ed altre 100 non identificate, che avrebbero realizzato un firmware, che consente la riproduzione di software pirata e homebrew sulla console e lo avrebbero mostrato a dicembre a Berlino alla Chaos hacker conference e secondo Sony in tal modo si viola il Digital Millenium Copyright Act e ci sarebbero mancate vendite dei giochi per gli oltre 40 milioni di PS3 vendute.
La Sony, inoltre, avrebbe richiesto al giudice la consegna, da parte di questi sviluppatori,di ogni hardware e periferiche e tutto ciò che contiene materiale di elusione. Quindi essendo ormai il firmware disponibile ovunque su internet, questi ricercatori sarebbero gli unici a non poterlo usare. Oltretutto a luglio l'US copyright office ha legalizzato lo jealbreaking dell'iphone, ma, come detto, il DMCA crea casi sempre molto dubbi.
Secondo l'EFF, Sony sta cercando di spaventare in questo modo i ricercatori di sicurezza quasi lanciando un messaggio che vuol significare, non pubblicate dettagli sulle nostre falle di sicurezza altrimenti agiremo contro di voi. Altra cosa che sembra assurda all'EFF è che, secondo Sony, i ricercatori hanno violato la Computer Fraud and Abuse Act, perchè avrebbero utilizzato le loro PS3 in un modo che viola gli gli accordi che la Sony impone agli utenti della sua rete.
Ma i ricercatori non hanno utilizzato la rete Sony ma le proprie consolle PS3 da essi regolarmente acquistate . Quindi in realtà , Sony sta dicendo che un crimine per gli utenti accedere ai propri dispositivi in un modo che alla società stessa non piace. Quindi, secondo la EFF la Sony sta mandando un altro pericoloso messaggio , ossia che conserva i diritti sul dispositivo che vende anche dopo l'acquisto e quindi può decidere se l'armeggiare con i propri dispositivi sia legale o meno. Quindi, secondo Corinne McSherry, essi sono preoccupati perchè il DMCA è utilizzato in modo abusivo, per tentare di intimidire la gente, in modo che evitino la pubblicazione di informazioni e la condivisione delle loro ricerche.
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